BRUNO
Cronaca

Capitali stranieri alla conquista di Milano

Il passaggio di proprietà dell'Inter da cinese a statunitense evidenzia la mancanza di investitori italiani nel sistema imprenditoriale, con conseguente perdita di controllo e opportunità di profitto nel settore alberghiero e immobiliare. La ricchezza italiana non viene più investita nel Paese, lasciando spazio a acquirenti stranieri.

Villois

Il passaggio di mano della proprietà dell’Inter da cinese a statunitense non fa che confermare quanto il sistema imprenditoriale Italia non riesca più a trovare al suo interno investitori con capitale italiano. Una situazione che con il passare degli anni sta spostando sempre più le leve decisionali oltre confine, condizione che ci rende, a differenza dei nostri partener-competitor europei più deboli nei controlli nei rapporti con le filiere produttive e di servizi. Anche nell’attrattività ricettiva, si è persa l’opportunità di realizzare una grande catena alberghiera a capitale nostrano. A oggi c’è una sola catena alberghiera a capitale italiano: la Star Hotel. Pure nell’immobiliare del quadrilatero, le proprietà in mani estere crescono a dismisura, sovente vengono passate di mano, ma sempre da estero ad estero. L’ultimo esempio è quello dell’acquisto in Montenapoleone del gruppo del lusso Kering, per l’iperbolica cifra di 1,3 miliardi euro. A cedere è stato il gigante mondiale Blackstone, che a sua volta possiede, sempre in zona centro, ancora almeno altre 4 unità immobiliare iconiche. Difficile non rimanere stupiti che la ricchezza italiana , assai rilevante - visti i depositi di oltre 4 trilioni e gli investimenti in titoli e azioni per quasi altrettanti, del cui ammontare un terzo è nelle mani di meno dell’1 per mille dei possessori totali - non investa più in Italia anche in iper profittevoli operazioni aziendali o immobiliari come quelle citate, visto che il gruppo americano Blackstone aveva corrisposto solo pochi anni fa al cedente fondo immobiliare, quello sì italiano, per l’acquisto di tutti gli immobili, compreso quello ultimamente ceduto a Kering, meno del 20% di quanto ottenuto dalla vendita di uno solo. Una conferma che soprattutto a Milano, e non solo nell’immobiliare, ma anche per partecipazioni societarie, ci sarebbero grandi possibilità di realizzare profitti rilevanti sia nelle transazioni finanziarie immobiliari che nelle partecipazioni azionarie.