
Simone Frulio
Milano, 2 giugno 2018 - Un “Battito di mano”, per aiutare un amico, in un momento difficile. Un “Battito di mano” che è diventato un singolo, un video e la prima canzone che strizza l’occhio alla realtà aumentata. Così, il giovane cantautore Simone Frulio, due talent alle spalle, un diploma al liceo linguistico Verri e oggi studente di Lingue alla Cattolica, presenta e anima l’ultima sua opera, disponibile in digital download e su tutte le principali piattaforme streaming (https://artistfirst.lnk.to/BattitoDiMano).
Cosa l’ha spinta a scrivere “Battito di mano”?
«Una storia vera. Il mio intento era quello di farmi ascoltare da un amico, a me molto caro, che stava affrontando un momento difficile. Aveva bisogno di appoggio. Gli ho detto: “Aspettami, torno fra tre giorni”. Sono tornato col brano. Perché a parole non riuscivo a stargli vicino. Credeva di avere perso i suoi valori, gli ho fatto capire che lui è diverso: “Tu sei il testo del mio manifesto”».
Prima canzone a “realtà aumentata“. Perché?
«Con l’etichetta Momo e Fonoplay abbiamo cercato di fare qualcosa di innovativo, c’è un’applicazione collegata al mio videoclip. Andiamo al di là del mondo digital. Stampiamo il video su carta: attraverso una app, su qualsiasi superficie, basta inquadrare l’immagine e prende vita. È per essere più vicini al pubblico di oggi».
Degli appassionati di musica e anche dei lettori, che in questa pagina potranno provare. Fra l’altro lei è stato fra i primi ospiti del Campionato di Giornalismo del Giorno.
«Sì, è stata una bella esperienza. Sono venuto negli anni di “Io Canto” con Alessia Gerardo. Era pieno di ragazzi, il pubblico era caloroso, lo ricordo bene».
“Io Canto“ ha segnato l’inizio della sua carriera. Quando è nata la passione?
«C’è da sempre. A 8 anni mi portarono al concerto di Laura Pausini, era un regalo per mia sorella che era una fan sfegatata. Io sono rimasto in estasi a vedere la gente ammassata, che cantava tutte le sue canzoni. Un po’ per gioco sono andata a “Io Canto”, il mio primo talent. Non avevo mai studiato canto. È stata un’esperienza fondamentale. Ci sono stato per tre edizioni. Ho imparato a stare sul palco».
Poi è arrivato anche X Factor, con i Freeboys.
«Il salto di qualità: lo rifarei mille volte. Chiusi in un loft, senza contatti, con tutti i concorrenti. Un’esperienza di vita, un esperimento sociale e fondamentale dal punto di vista artistico».
Progetti in cantiere?
«Il singolo fa parte di un album e anticipa nove brani scritti e musicati da me, sulle tematiche tipiche dei 20 anni, e tre brani di altri autori. Uscirà in autunno. E continuo a scrivere sulla mia agendina, nella mia camera blu, nella Milano di cui sono innamorato e che ho imparato ad apprezzare».