
Il campo distrutto
Milano - "Ci hanno cambiato la serratura e sono entrati nell’impianto senza darci nemmeno il tempo di smontare le strutture. In poche ore hanno distrutto il terreno di gioco dell’Angiolini facendo morire anche una parte di me, perché ho contribuito di tasca mia a realizzare un campo per migliaia di bambini da cui il GS Villa è partito fino a raggiungere livelli di eccellenza che tutti ci riconoscono nella nostra regione". È distrutto Adriano Girotto, uno dei fondatori e fino allo scorso anno presidente della scuola calcio d’elité milanese (attualmente ricopre l’incarico di delegato per la citta di Milano del Comitato Regionale Lombardo della Figc): il sogno di una vita costruito con tanti sacrifici cancellato in una notte di mezza estate, uno sgarbo del genere proprio non se l’aspettava all’alba della nuova stagione sportiva.
Vero, quell’area in zona Precotto dove il Gruppo Sportivo Villa aveva costruito il suo piccolo quartier generale il 19 settembre del 1969, era stata ceduta per 2,5 milioni di euro da Energheia Impresa Sociale (che dal 2017 la gestiva per conto dei padri dehoniani) poco più di un anno fa ad una nuova proprietà, ma quel che ha “mortificato“ Girotto e il GS Villa è la forma con cui si sono esercitati dei diritti per cementificare: "Di solito i campi vengono distrutti dai tacchetti dei ragazzi che ci giocano sopra, qui invece si è distrutto sapientemente, per costruire case che saranno abitate da famiglie i cui figli chiederanno perché non ci sono più impianti per giocare - si sfoga il dirigente -. Avevamo chiesto di darci tempo per smontare la struttura, perché io ho ancora 30mila euro da pagare, e invece ci sono 165mila euro di danni senza alcuna possibilità di recupero".
E in effetti, a vederlo, il campo in sintetico di via Andolfato è stato smantellato pezzo dopo pezzo. "Il fondo tagliato in questo modo non potrà essere riutilizzato da altri, per esempio gli oratori della zona che ne avrebbero tanto bisogno. Noi stessi, da sempre, siamo espressione sportiva agonistica della Parrocchia di Cristo Re. Perciò dico che chi ha diretto questi “lavori“ è più malvagio di chi li ha eseguiti. Fa male al cuore vedere cose del genere, poi però tutti si riempiono la bocca di parole come sport, socialità e periferie. La verità è che esiste solo il Dio denaro mentre avrei gradito maggiore sensibilità della amministrazione per strutture sportive di periferia".
Sono decenni che Girotto respira aria di calcio giovanile. Pochi conoscono le problematiche del territorio milanese come lui. Dopo aver ottenuto, nel 1989, la concessione dell’attuale centro sportivo “G.Mauro“ di via Ussi, in zona Greco, l’anno successivo il Villa aveva firmato coi padri dehoiani un contratto d’affitto per l’Angiolini (dedicato al primo presidente del club, ndr). Un campetto da calcio che, come da accordi, ha continuato a mantenere la sua funzione, ovvero quella di poter far giocare e divertire circa 400 ragazzi e bambini della pre-agonistica e non solo. "E nel frattempo - sottolinea Girotto - abbiamo rifatto il manto erboso e installato luci e led per una spesa totale di 185mila euro, per un’ottantina dei quali io e altre persone ci siamo esposti come garanti. E ora ci troviamo questo disastro...".
Anche perché nella zona non ci sono altre realtà sportive o strutture di questo livello. L’Angiolini sin dagli anni Novanta è stato un ritrovo non solo per i più giovani ma anche per le loro famiglie. Soprattutto durante la pandemia, quando ci si allenava nel silenzio e a porte chiuse, senza partitelle e con severe restrizioni, e i genitori costretti a vedere i propri figli dietro le ringhiere. Già da alcune settimane, in previsione dello “sfratto“, tutti i tesserati erano stati avvisati: allenamenti divisi fra lo storico “Mauro“ e i campi del San Crisostomo di via Padova e l’Agrisport di via del Ricordo. Con non pochi disagi logistici per i diretti interessati. Di sicuro, dopo 53 anni di sogni e speranze nessuno calcherà più quel prato sintetico dove il pallone ha smesso di rotolare.