REDAZIONE MILANO

Camici bianchi invece di tute blu per tornare capitale del lavoro

Le ex acciaierie porteranno tremila addetti tra medici e amministrativi. Con l’indotto si arriva a 20mila

Vuole restare la città del lavoro Sesto San Giovanni. Non più il lavoro delle grandi fabbriche, dopo l’ultima colata delle Falck nel 1996. Un lavoro "pulito", fatto da camici bianchi. Le ex acciaierie porteranno tremila addetti, tra medici e personale sanitario, amministrativi e tecnici nella Città della Salute e della Ricerca. E sull’area di via Trento il San Raffaele 2, insieme all’ospedale, porterà entro il 2026 anche la Facoltà di Medicina dell’Università Vita-Salute con un campus da 5mila studenti. Se poi ci vogliamo mettere un’altra area dismessa ex industriale, la Marelli, il Gruppo MultiMedica è impegnato in un nuovo centro di ricerca e cura.

Lavoro medico, clinico e di laboratorio dove nel secolo scorso c’erano le tute blu. Un distretto sanitario diffuso, tra strutture ospedaliere, alberghi dedicati e relativo indotto, che secondo le stime dovrà assicurare al territorio almeno 20mila posti di lavoro. Sesto città del lavoro ieri e domani, ma pure oggi con la moltitudine di appalti pubblici e privati per la riconversione più grande d’Europa: solo sul lotto Unione Zero l’investimento privato (Milanosesto, Prelios ma soprattutto Hines) di 3,5 miliardi andrà a generare 5.300 addetti. Sesto città del lavoro, della salute, ma anche dei giovani nel vestito identitario che viene calato dall’alto: lo studentato da 700 posti e la scuola di Alta Formazione degli Ircss sulle ex Falck, il campus sul modello americano del San Raffaele e una residenza universitaria in via Milanese, dove un privato ha deciso di creare 418 posti letto trasformando l’attuale edificio dismesso dell’Enel.

Potrebbe essere questo il vero risarcimento a decenni di industria pesante, inquinamento, malattia e morte della fabbrica. E a quasi 30 anni di aree chiuse e inutilizzate, tutte da risanare. Un risarcimento che sarebbe anche superiore a quello del grande parco urbano che costerà almeno 2 milioni e mezzo di manutenzione all’anno e che, via via, è andato a rimpicciolirsi tra l’arrivo di Città della Salute e l’inserimento di funzioni che mangeranno l’erba a favore del cemento. Eppure, pensare e costruire una città per i giovani non significa solo piazzare, nel milione e mezzo di metri quadri dismessi, università e un tetto sulla testa temporaneo. Significa ridisegnare una città intera e i suoi servizi. Ed è qui che l’amministrazione si gioca la sua partita più delicata, dopo un primo round che ha visto completamente sparire la città pubblica: via la biblioteca dentro al Bliss e via le scuole modello Concordia e Laminatoio disegnate da Renzo Piano per dirottare quegli oneri sul commissariato e sulle scuole della Sesto costruita. Mancano nuove funzioni pubbliche in un comprensorio, l’Unione Zero, dove sono attesi 20mila nuovi residenti e sul resto delle ex Falck, la cui trasformazione è potuta cominciare proprio grazie a un forte investimento pubblico: i 450 milioni per Città della Salute.

Laura Lana