La cameriera a mille euro al mese: "Ho vinto due cause, ma non ho mai avuto giustizia"

Maria in Romania era ingegnere meccanico in una centrale. "Ai giovani consiglio di cercare in altri settori, qui vince chi è spietato"

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Milano - Le sue «sventure della virtù» sono cominciate quando è entrata nel mondo della ristorazione dieci anni fa. Maria – nome di fantasia – ha 53 anni. Nel suo Paese (la Romania) era un ingegnere meccanico in una centrale termica. È venuta a Milano 22 anni fa e per un lungo periodo è stata impiegata: anche in una banca svizzera, occupandosi di polizze, per sette anni. Poi ha perso il lavoro. Si è data da fare per cercare un’occupazione in un altro ufficio, ma ha trovato solo porte chiuse: "Mi facevano capire che fossi “out“ avendo superato gli “anta“". Così per brutta necessità, più che per scelta, dal 2013 ha indossato per la prima volta il grembiule da cameriera.

La sua prima esperienza?

"In un ristorante gestito da un egiziano. Era il 2013. Sono stata sfruttata al massimo: turni spezzati da 12 ore al giorno, per sei giorni alla settimana, con un ruolo tuttofare da lavapiatti, donna delle pulizie, cassa e rifornimenti. Il compenso? Novecento euro al mese, in nero. Ho avuto un infortunio e gli ho fatto causa: l’ho vinta peraltro, ottenendo un risarcimento da 35mila euro. Il suo avvocato però con un sorriso perfido mi aveva avvertito: “Vedremo cosa riuscirai a prendere...“. Purtroppo aveva ragione: la titolarità del ristorante era passata alla moglie, l’egiziano non aveva intestato nulla se non una macchina. Sono riuscita ad ottenere 2mila euro con cui però ho pagato il mio di avvocato. Ho denunciato alle forze dell’ordine che tutti i lavoratori fossero in nero ma l’attività è ancora bella che aperta".

Poi?

"Nel 2015 sono stata assunta da un ristorante di classe sardo, molto conosciuto a Milano. Un lavoro da 13 ore al giorno, straordinari fuori busta ma avevo un contratto a tempo indeterminato per 1.600 euro al mese e non mi lamentavo. Nel 2018 è cambiato l’assetto della società. Dopo avermi fatto firmare le dimissioni, sono stata assunta da una cooperativa con un contratto a tempo determinato. Arriva agosto e dal cedolino noto che erano scomparsi tutti i miei giorni di ferie. Era stata una furbata: avevano conteggiato il mio giorno libero come “ferie“. Nel 2019 è scaduto il contratto e tutto lo staff se ne è andato per varie irregolarità. Ho fatto un’altra causa, ma la cooperativa è stata messa in liquidazione e quindi, ancora una volta, nonostante la sentenza favorevole, non ho visto il becco di un quattrino. Nel 2020 sono entrata in disoccupazione".

Adesso?

"Dallo scorso aprile faccio la cameriera in una trattoria tipica. Il mio contratto è indeterminato ma con un part time fittizio di 4 ore al giorno. In realtà di ore ne faccio 48 alla settimana, nel week end dalla mattina a notte fonda".

E lo stipendio?

"Mille euro netti al mese. Per questo, penso che i giovani facciano bene a tenersi lontani dallo sfruttamento dei fornelli e puntare verso altri lidi".

 

 

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