"C'è un'ondata anti-infanzia". L'esperto: aprire subito asili e primarie

Il pedagogista Novara: si rischiano danni incalcolabili. Bisogna ricostruire la scuola, partendo dalla formazione dei docenti

La protesta di una mamma

La protesta di una mamma

Milano - "C’è della crudeltà, chiamiamola col suo nome. Un accanimento sui bambini che non ha precedenti storici". A dirlo è Daniele Novara, pedagogista, autore e fondatore del Cpp, Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti.

I bambini sono sempre gli ultimi?

"Hanno una considerazione pari allo 0,00 infinitesimale. E nel mio libro, che si intitola così, porto le prove con dati inquietanti: dal crollo del numero dei bambini che frequentano le scuole dell’infanzia ai costi che una famiglia deve supportare senza appoggi dalle istituzioni: 7mila euro solo il primo anno".

E in tutto questo ci si è messa pure la pandemia.

"Noi tecnici dei bambini e dei ragazzi in questo lungo terribile anno non siamo mai stati convocati in una commissione governativa di carattere decisionale e nel Cts, ancor una volta, non ci siamo. È una generazione che non ha rappresentanza né politica né scientifica. I bambini sono la categoria sociale più facilmente colpibile dalla riduzione di investimenti da un lato e dalla demagogia della chiusura a tutti i costi dall’altro".

Evitabile?

"Non ci sono motivazioni per la chiusura. I bambini non hanno sintomi, le poche volte che subiscono un contagio che proviene dagli ambienti famigliari è andato tutto bene, non c’è tracciamento che dimostri che siano “untori”. Le materne sono aperte in tutta Europa e in Italia all’improvviso anche i nidi chiudono? Sto ancora aspettando lumi. Stiamo compromettendo il futuro di queste generazioni e non bisogna avere un master in psicologia dello sviluppo per dire che le basi della vita si pongono durante l’infanzia, non a 40 anni. È pericolosa questa trascuratezza".

Di che danni parliamo?

"L’isolamento provoca nell’infanzia ripercussioni sull’equilibrio psicomotorio e neurovegetativo: un equilibrio che si costruisce con la presenza dei compagni, con esperienze sensoriali e motorie. E noi abbiamo tolto loro pure il parco giochi".

C’è la Dad.

"Che non è scuola: andava bene l’anno scorso, oggi sappiamo che non produce gli effetti sperati e non solo. Il presidente del consiglio Mario Draghi in Senato ha detto che il 40% degli alunni non ha usufruito della Dad. E 15 giorni dopo hanno chiuso ancora... È un anno che ci sono ragazzi che non usufruiscono della scuola: è illegale. Ma bastano tre parole: focolai, bambini untori e assembramenti adolescenziali a spalancare il mondo delle piattaforme, che hanno il loro business, e la colata di emozioni finisce dietro uno schermo".

Scuola da rifare: come?

"Prendo atto di un miliardo e 300milioni investiti nell’edilizia scolastica. Ma la priorità è il rilancio della professione pedagogica e professionale degli insegnanti. Per uscire dall’ equivoco che se uno si laurea in una materia possa insegnarla. Non basta. Iniziamo a pensare alla qualità dell’insegnamento e all’impianto pedagogico. E aumentiamo gli stipendi dei docenti, ben al di sotto della media europea. Altro dato da ribaltare: ci rendiamo conto che solo il 23% dei bimbi va al nido e in alcune regioni il 5%? E noi continuiamo con l’enfasi retorica dei nonni, alternando l’idea “che belli i nonni che tengono in piedi il welfare“ a “i bimbi li uccidono col virus“. Non solo i nonni non possono sostenere la mancanza di nidi e scuole, ma se i bambini restano confinati nel “nido casalingo“ si spengono".

La richiesta?

"Come tecnico dell’educazione sostengo i genitori contro questa ondata anti-infantile. Iniziamo a riaprire nidi, materne e primarie: la fascia più a rischio. E basta con le classi “differenziali“: siamo stati i primi a limitarle nel 1978 e le vedo riproporsi con le “aule dei disabili“, gli unici a scuola. I bimbi hanno bisogno dei loro compagni".

Scuola anche in estate?

"Non ha senso allungare il brodo. Si investa nei centri estivi. Serve un recupero della socialità, si sostengano le famiglie per permettere ai figli di partecipare, di uscire di casa, senza tenerli inchiodati ai banchi. Facciamo far loro esperienze significative e adeguate agli enormi sacrifici che abbiamo chiesto loro, incautamente, per un anno".

E a settembre: un anno di disintossicazione dal digitale?

"Favorevole! Sia chiaro, non sono contro la tecnologia, ma la tecnologia deve essere al servizio della scuola, non il contrario. E quindi, vista anche la dipendenza da videoschermi, disintossichiamoci pure".

 

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