MARIO CONSANI
Cronaca

"Legami indissolubili. Papalia è ancora pericoloso"

La procura generale contro la revoca della sorveglianza speciale al boss

Rocco Papalia (Spf)

Milano, 6 novembre 2017 - «È ancora socialmente pericoloso Rocco Papalia e merita la sorveglianza speciale». La Procura generale insiste e ricorre in Cassazione contro la decisione di revocare la misura di prevenzione imposta al boss di Buccinasco che ha già scontato in carcere i 26 anni della sua condanna per associazione di stampo mafioso, omicidio, sequestri, traffico di droga.

I cinque anni di sorveglianza speciale da scontare dopo il carcere erano stati decisi nel lontano ’94. E la corte d’Appello nel revocarli ha valutato «il tempo tra la decisione dell’applicazione e l’effettiva esecuzione, maggio 2017» e che in mezzo ci sono stati per Papalia i lunghi anni dietro le sbarre, la buona condotta e i permessi premio. A spingere i giudici anche ragioni di salute del boss, come un’invalidità del 75% e la difficoltà di trovare lavoro. Gli anni di carcere - hanno scritto - «denotano l’allontanamento dagli ambienti malavitosi che ne hanno contraddistinto la prima parte della vita. Non assegnarne valore positivo significherebbe negare il valore rieducativo della pena».

Una conclusione che il sostituto pg Laura Barbaini però contesta presentando ricorso alla Suprema Corte.

La  «pericolosità» di Papalia, sostiene il magistrato, va considerata tenuto conto del personaggio. Dare per «scontato a priori l’esito positivo del trattamento carcerario prescindendo da ogni considerazione dell’inquadramento psicologico del soggetto», per Barbaini significa «non aver tenuto conto degli elementi originariamente acquisiti, correlandoli a quelli della evoluzione della personalità». Vuol dire aver ignorato, per esempio, che una recente relazione dei carabinieri di Buccinasco (in cui si sostiene il permanere della pericolosità) «dà atto dell’adesione di Rocco Papalia al sodalizio mafioso, che porta il suo nome, sulla base delle permanenti relazioni con esponenti del gruppo da lui stesso costituito e diretto». Quanto alla relazione degli educatori del carcere di Nuoro, che i giudici d’Appello hanno utilizzato a favore di Papalia, per il pg Barbaini non può tenere conto dei colloqui (intercettati) avvenuti poco prima - e continuati poi anche nel carcere di Opera - tra il boss e Salvatore Barbaro, «genero e ad un tempo successore di Rocco Papalia all’interno del gruppo mafioso». Colloqui che attesterebbero «i legami indissolubili tra il vecchio e il nuovo». «Da ultimo - fa notare il sostituto pg Barbaini alla Cassazione - manca (da parte del boss, ndr) qualsiasi manifestazione concreta di recesso dal gruppo di appartenenza e tale mancanza non è stata rilevata dal decreto impugnato».