NICOLA PALMA e MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Boschetto della droga a Rogoredo, un buco nel muro per aggirare gli ostacoli anti-pusher

Una soluzione trovata per far entrare i "fantasmi" da via Orwell. E ricomincia il via vai

Il buco usato dai tossicodipendenti per aggirare il muro anti-spaccio (Fasani/Newpress)

Milano, 18 novembre 2018 - Ci passa giusto una persona. Basta abbassarsi, mettere un piede di là e stare attenti a non sbattere la testa contro gli spuntoni di cemento. La breccia nel muro è comparsa nei giorni scorsi, immortalata da alcuni residenti del quartiere con tanto di fotografia-denuncia sui social: è la risposta dei pusher di Rogoredo alla stretta sui controlli dal lato di via Orwell, molto meno conosciuto rispetto al pluricitato boschetto della droga di via Sant’Arialdo (che sta dall’altra parte del cavalcavia e a due passi dalla stazione ferroviaria) ma ugualmente frequentato da tossicodipendenti. Siamo in fondo alla strada che porta il nome-pseudonimo del celebre scrittore britannico (e chissà cosa direbbe il visionario autore di «1984» dell’umanità dolente che popola il budello d’asfalto a lui intitolato). All’angolo c’è un deposito di una società che lavora per le Ferrovie dello Stato, da tempo la porta d’ingresso degli eroinomani. Qualche settimana fa, agli operai è arrivata una disposizione ben precisa: chiudete sempre il cancello per evitare che i ragazzi entrino ed escano a piacimento.

Di pari passo, Rfi, su input del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, ha eretto un muro di 600 metri lungo i binari dell’Alta velocità, in corrispondenza del punto in cui gli spacciatori si piazzavano a distribuire dosi di «nera» a buon mercato. Nell’immediato, il doppio giro di vite ha sortito gli effetti auspicati alla vigilia: gli acquirenti sono scomparsi dalla spianata che si estende sotto i piloni dell’autostrada (o comunque il numero si è notevolmente ridotto) e sono tornati in massa al boschetto, zona più facilmente presidiabile dalle forze dell’ordine. Peccato che i pusher abbiano già trovato e messo in atto le contromisure per aggirare entrambi gli ostacoli.

La barriera a due passi dalla Tav leva le vie di fuga? Ecco la soluzione: lo smercio al dettaglio si è spostato qualche centinaio di metri più avanti, in direzione di San Donato (e i residenti se ne sono già accorti), come ipotizzato dai carabinieri della stazione Romana Vittoria che quotidianamente monitorano la zona. E il cancello chiuso? Lo scatto che pubblichiamo in alto in questa pagina vale più di tante parole: qualcuno ha sfondato il muro di mattoni con il filo spinato in cima, praticando un buco dall’esterno (i calcinacci sono ammucchiati all’interno) e rendendo così nuovamente raggiungibile la spianata: superata la parete infranta e percorso un sentiero erboso che costeggia la strada, è facile oltrepassare un’area verde coperta di siringhe e spazzatura per ritrovarsi in quella porzione di territorio che si pensava ormai espugnata. In mezz’ora di osservazione, abbiamo contato almeno cinque ingressi in rapidissima successione: alcuni si sono infilati nel buco, altri hanno scavalcato direttamente il cancello dopo aver lanciato dall’altra parte pure la bicicletta.

PER QUANTO ne sappiamo, i frequentatori di via Orwell sono diversi, almeno in parte, da quelli che affollano il boschetto: «Lì è l’inferno, ci sono persone violente», parola di chi ha provato via Sant’Arialdo e alla fine ha scelto la piazza alternativa. Una piazza che in tanti credevano scomparsa dalla mappa. Una piazza che invece continua a vivere. Nonostante i muri e le recinzioni.