Borse Louis Vuitton contraffatte

Milano - È una sorta di consorzio della contraffazione quello su cui sta indagando la procura di Milano e che ha fatto scattare una serie di perquisizioni tra Milano, Como e Monza e portato ad indagare 20 persone. Una rete di aziende che avrebbero portato avanti un'attività illecita di contraffazione di capi di abbigliamento e accessori, in particolare sciarpe, foulard, borse e scarpe, falsificando marchi di lusso, come Louis Vuitton, Dior, Chanel, Burberry, Dolce e Gabbana, Gucci e Bulgari. Le accuse per gli indagati sono associazione per delinquere, contraffazione e "vendita di prodotti industriali con segni mendaci". Il blitz delle Fiamme Gialle è stato disposto dal pm milanese Paolo Storari. Nell'indagine lo scorso novembre era già stato effettuato un sequestro di prodotti, anche con marchi falsi di Lowe e Marinella, e poi uno dei soci delle ditte finite al centro delle indagini aveva messo a verbale che quei pezzi gli sarebbero arrivati da un magazzino nel Varesotto, da cui prelevava degli "stock". Merce che da lui veniva acquistata a 4,50 euro al pezzo e poi rivenduta a 8,50 euro a grossisti e ambulanti. E in altri laboratori si sarebbe rifornito di merce già "completamente" confezionata.

Cronaca

Milano - È una sorta di consorzio&nbsp;della contraffazione quello su cui sta indagando la procura di Milano e che ha fatto scattare una serie di perquisizioni tra Milano, Como e Monza e portato ad indagare 20 persone.&nbsp;Una rete di aziende&nbsp;che avrebbero portato avanti un'attività illecita di contraffazione di capi di abbigliamento e accessori, in particolare sciarpe, foulard, borse e scarpe, falsificando marchi di lusso, come Louis Vuitton, Dior, Chanel, Burberry, Dolce e Gabbana, Gucci e Bulgari. 
Le accuse per gli indagati sono associazione per delinquere, contraffazione e "vendita di prodotti industriali con segni mendaci". Il blitz delle Fiamme Gialle è stato disposto dal pm&nbsp;milanese Paolo Storari. 
Nell'indagine lo scorso novembre era già stato effettuato un sequestro di prodotti, anche con marchi falsi di Lowe e Marinella, e poi uno dei soci delle ditte finite al centro delle indagini aveva messo a verbale che quei pezzi&nbsp;gli sarebbero arrivati da un magazzino nel Varesotto, da cui prelevava degli "stock". Merce che da lui veniva acquistata a 4,50 euro al pezzo e poi rivenduta a 8,50 euro a grossisti e ambulanti. E in altri laboratori si sarebbe rifornito di merce già "completamente"&nbsp;confezionata.

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