
Tabellone delle birre artigianali italiane nel locale aperto a Berlino
Milano, 7 maggio 2016 - Diciannove spillatori schierati uno di fianco all’altro a Berlino per sfidare i tedeschi in casa loro, per sedersi senza troppi timori reverenziali al tavolo dove da sempre sono loro a sedere da maestri. Diciannove spillatori come altrettanti pionieri, prima linea qualificata, bocche da birra come bocche da fuoco. Prenzlauer Allee 198: questo l’indirizzo della sfida, della scommessa, del progetto che si fa realtà. Qui il birrificio di Lambrate ha appena aperto «Birra», un pub dove si serve quasi esclusivamente birra artigianale italiana, anzi milanese. O meglio, il primopub in Germania dove si serve quasi esclusivamente birra artigianale italiana, anzi milanese. «Domm», «Robb de Matt». «Ortiga», «Gaina», «Sant’Ambroeus», «Magut», «Ligera», «Montestella»: così va scandita una parte della formazione con la quale il birrificio Lambrate mira alla conquista dei palati teutonici. Impossibile citare tutte e 29 le birre che in vent’anni esatti di storia hanno bagnato le notti di un birrificio nato e legato allo storico quartiere milanese e ora pronto al grande salto in una delle più ferventi capitali europee. Solo dialetto milanese nel menù: facile che i tedeschi imparino prima ad apprezzarne il gusto che ad afferrarne la pronuncia. Eppure gli ingredienti con i quali si lavora in quel di via Sbodio sono sempre gli stessi e sono i «Semplici Quattro»: acqua, malto d’orzo, luppolo e lievito. L’inaugurazione di «Birra» è avvenuta il 30 aprile: in cento sono andati da Lambrate alla capitale tedesca per assistervi, per esserci, per alzare i boccali sotto quel cielo nel recente passato già tintosi di azzurro.
«È un progetto al quale lavoravamo da anni, è il risultato di un lungo percorso» fa sapere Giampaolo Sangiorgi, uno dei proprietari del Birrificio Lambrate insieme al fratello Davide, a Fabio e Alessandra Brocca e a Paolo Maran. Attenzione, però: c’è anche un’anima romana nell’avamposto berlinese e la si deve a Manuele Colonna, proprietario del celeberrimo «Macche», e ad Alfonso Strianese. «Vendere birra italiana ai tedeschi? Certo che è possibile – risponde Sangiorgi –: il nostro Paese è ormai un’eccellenza riconosciuta nel campo delle birre artgianali insieme agli Stati Uniti». Con onestà, Sangiorgi sottolinea la peculiarità di Berlino: «È la città sede di un importante festival della birra artigianale, c’è molto fermento e molta curiosità in proposito. E a dirla tutta è la città tedesca meno tedesca di tutte, quella più aperta, più internazionale e quindi meno “teutonica”: sarebbe stato più complicato aprire un pub di birra nostrana in Baviera o in Franconia, regioni dove la tradizione birraia è molto radicata e presidiata».
L’obiettivo a portata di mano è far apprezzare al pubblico berlinese la «American Magut»: «Ora c’è la moda delle India Pale Ale e la nostra American Magut può essere l’interprete migliore di questa tendenza». Il sogno si chiama, manco a farlo apposta, «Montestella»: «Una scommessa – precisa Sangiorgi –. La Montestella è una pils, quindi un tipo di birra che i tedeschi sono abituati a bere da sempre, forse da troppo tempo. Ma la nostra, come ovvio, non è una pils industriale e allora sarebbe bello aiutare i tedeschi a riscoprirla e a riappropiarsene». Non solo Lambrate. L’avamposto di Prenzlauer, si assicura, «vuole di volta in volta riservare alcuni dei 19 spillatori a birre artgianali di altri birrifici italiani». Si punta alla conquista, mica alla semplice presenza di testimonianza.