ANNA GIORGI
Cronaca

Bimbo di 2 anni torturato e ucciso dal padre. "Piedi bruciati, fu un incidente"

Le motivazioni con cui il giudice della Corte d’Assise d’appello ha annullato l’ergastolo per il 26enne che ha ammazzato il suo bimbo

Alija Hrustic, 26enne accusato di avere ucciso suo figlio di 2 anni e 5 mesi

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"Il calcio, la spinta, o qualsivoglia gesto violento abbia fatto cadere la piccola vittima, è stato l’ultimo oltraggio infertogli non diverso dalle numerose percosse che avevano lasciato le ferite repertate sul suo cadavere". Lo scrive la prima sezione della Corte d’Assise d’Appello, presieduta da Ivana Caputo (giudice a latere Franco Anelli) nelle motivazioni della sentenza con cui ha annullato l’ergastolo deciso in primo grado per Alija Hrustic, 26enne di origine croata accusato di avere ucciso suo figlio di 2 anni e 5 mesi, nel maggio 2019. I giudici, che hanno condannato l’uomo a 28 anni di carcere, hanno riqualificato il reato più grave di omicidio volontario in maltrattamenti pluriaggravati, finiti con la morte del bambino. Si legge nel provvedimento che "la violenza genetica della frattura cranica (il colpo che ne avrebbe provocato la morte, ndr )" e il resto delle lesioni, "si inserisce perfettamente in una unitaria condotta di maltrattamenti".

Nel riformare la sentenza di primo grado, i giudici hanno escluso la tortura, e hanno assolto l’uomo, difeso dall’avvocato Giuseppe de Lalla, dai maltrattamenti ai danni della moglie, assistita dall’avvocato Patrizio Nicolò. In più punti della sentenza hanno giudicato "inattendibile" la versione dei fatti della donna, e hanno sostenuto che la sua è stata una posizione processuale "ambigua". Nella sentenza si legge che la donna "non è mai stata indagata". La Corte quindi sottolinea che "l’attribuzione alle dichiarazioni testimoniali della madre una patente di complessiva credibilità comporta (…) forzature interpretative".

La Corte ha ritenuto l’esistenza delle aggravanti della sevizie e della crudeltà. Stando all’indagine all’epoca coordinata dalla pm Giovanna Cavalleri e condotta dalla Squadra mobile, il piccolo aveva i piedini ricoperti da ustioni. In primo grado la Corte d’Assise aveva ritenuto credibile la versione della madre del bambino, che aveva accusato il padre di averli bruciati con l’accendino. Su questo punto, a differenza dei giudici di primo grado, la Corte d’Assise d’Appello ha accolto la versione difensiva che le ustioni siano derivate "un incidente domestico", con delle piastre elettriche lasciate incustodite sul pavimento. "Ebbene, anche in tal caso - si legge - è stata insensibile scelleratezza essersi limitati ad una rozza bendatura invece di precipitarsi al primo posto di pronto soccorso per una medicazione professionale". E infine: "Avere ignorato il dolore insopportabile che provocano ustioni così profonde, che impediscono di poggiare i piedi a terra senza spasmi lancinanti è espressione di spietatezza".