Bimba morta di stenti, la mamma a processo il 27 marzo: "Ecco perché ci fu premeditazione"

La procura di Milano contesta ad Alessia Pifferi anche l'aggravante dei motivi futili e abietti

Alessia Pifferi e la piccola Diana

Alessia Pifferi e la piccola Diana

Milano - È stato fissato per il 27 marzo davanti alla Corte d'Assise di Milano il processo per Alessia Pifferi, la 37enne in carcere da fine luglio scorso per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana, di quasi un anno e mezzo, abbandonandola da sola in casa per 6 giorni.

Lo ha deciso il gip di Milano Fabrizio Filice dopo la richiesta di processo con rito immediato formulata dai pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro. La Procura ha deciso di contestare nell'imputazione di omicidio volontario anche l'aggravante della premeditazione, che era stata esclusa nella misura cautelare. Omicidio aggravato pure dall'aver ucciso la figlia e dai motivi futili e abietti.

La piccola, scrivono i pm nell'imputazione, venne lasciata "priva di assistenza e assolutamente incapace, per la tenerissima età, di badare a se stessa, senza peraltro generi alimentari sufficienti e in condizioni di palese ed evidente pericolo per la sua vita, pure legate alle alte temperature del periodo". Tutto ciò causò "nella piccola una 'forte disidratazione', con 'deragliamento delle funzioni cellulari con particolare riferimento al sistema nervoso centrale e al circolo', culminato nel decesso". La donna nel processo rischia la condanna all'ergastolo. La difesa, col legale Fausto Teti, punterà su un'istanza di perizia psichiatrica per valutare un'eventuale vizio di mente al momento dei fatti.

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