ANDREA GIANNI
Cronaca

Bergamin, niente scappatoie: la condanna non è prescritta

Milano, la sentenza della Cassazione sull’ex esponente dei Proletari armati. Fuggito in Francia, si era costituito dopo la richiesta di estradizione. Ora rischia

L'ex terrorista Luigi Bergamin

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Milano, 4 febbraio 2022 - Maurizio Campagna, fratello di Andrea, agente della Digos di Milano assassinato nel 1979, parla di una "decisione giusta", perché "loro hanno sempre detto di essere in guerra e i crimini di guerra, come sono gli omicidi dei terroristi, non si prescrivono". Al contrario Irene Terrel, l’avvocata francese di Luigi Bergamin, si scaglia contro una sentenza "scandalosa", con "la ragione di Stato che ha superato il principio di giustizia". La Cassazione, al termine di un intricato iter giudiziario, accogliendo il ricorso del pm Adriana Blasco contro due precedenti decisioni della Corte d’Assise di Milano ha stabilito che non è prescritta la pena di 16 anni e 11 mesi per l’ex terrorista Luigi Bergamin, condannato per concorso morale negli omicidi commessi da Cesare Battisti del maresciallo Antonio Santoro e dell’agente Andrea Campagna (per quest’ultimo pena prescritta nel 2008), avvenuti nel ‘78 e ‘79. In passato militante dei Proletari armati per il comunismo, 73 anni, Bergamin si era costituito in Francia dopo il blitz della fine di aprile 2021 contro ex terroristi rossi rifugiati oltralpe. L’udienza a Parigi sull’eventuale estradizione riprenderà il 20 aprile.

Sul procedimento francese di estradizione ovviamente peserà questa decisione della Cassazione che ha confermato, in sostanza, che l’ex Pac deve scontare oltre 16 anni. Spettava infatti alla Cassazione decidere se l’ex terrorista Bergamin, ancora mai estradato dalla Francia, dovesse scontare o meno la pena. L’udienza si è tenuta mercoledì e ieri la Suprema Corte ha depositato il dispositivo con cui ha annullato senza rinvio l’ordinanza della Corte milanese che aveva dichiarato la pena estinta per prescrizione. Il pm Blasco, infatti, aveva presentato ricorso contro il provvedimento con cui i giudici milanesi lo scorso luglio hanno confermato l’ordinanza con la quale, già a maggio, avevano dichiarato l’"estinzione" della pena. La Corte milanese, presieduta da Ilio Mannucci Pacini, aveva stabilito che erano "trascorsi non solo più di quarant’anni dai gravissimi fatti di reato per cui Bergamin è stato ritenuto responsabile, ma soprattutto più di trent’anni dall’irrevocabilità della pronuncia di condanna" (divenuta definitiva l’8 aprile del 1991) e l’8 aprile scorso era "ormai decorso il termine massimo".

I giudici avevano confermato la loro decisione dopo un primo ricorso del pm: "il legislatore", veniva spiegato nell’ordinanza, ha previsto che, se non ricorrono particolari condizioni, passati 30 anni dalla sentenza che infligge una pena temporanea viene meno "l’interesse dello Stato all’esecuzione della stessa". La pena per l’omicidio Campagna si era già prescritta nel 2008 e restava quella per la morte di Santoro. Uno dei punti su cui si è incentrato il ricorso del pm ha riguardato la parte del provvedimento nella quale si diceva che l’ordinanza del giudice di Sorveglianza, che ha dichiarato il 30 marzo 2021 la "delinquenza abituale" di Bergamin (confermata poi in Cassazione) non era definitiva e non aveva interrotto la prescrizione. Bergamin, per la Sorveglianza, ha mostrato "prontezza" anche in Francia "nel disattendere le prescrizioni limitative della libertà personale" e "nel sottrarsi in tal modo al rispetto dei principi di legalità dimostrando di essere in grado di avvalersi di una rete di persone che sono disponibili in caso di necessità a sostenerlo e ad aiutarlo a sottrarsi all’esecuzione della pena". Ma l’odissea giudiziaria potrebbe non essere finita: il difensore di Bergamin, l’avvocato Luigi Ceola, valuterà un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro "una decisione politica che muta l’indirizzo giurisprudenziale".