
Il dg dell’Ats Metropolitana andrà a dirigere la Programmazione a Roma
La notizia è piombata ieri come un fulmine nel mezzo della Giunta regionale. Ottima per Walter Bergamaschi, direttore generale dell’Ats Metropolitana di Milano: dal 1° luglio andrà a Roma, promosso direttore generale della Programmazione al Ministero della Salute. La nomina dovrebbe essere ufficializzata a stretto giro; Bergamaschi sostituirà Americo Cicchetti, professore di Organizzazione aziendale alla Cattolica, in un ruolo tecnico tra i più importanti, se non il più importante, nel dicastero ora guidato da Orazio Schillaci. E la scelta di un tecnico lombardo, da un lato, suona come un attestato di stima e un segnale di schiarita dopo mesi di schermaglie non solo tra il ministero e le Regioni sulle liste d’attesa, ma anche tra Roma e la Lombardia, che ha accusato alcuni tonfi in classifiche istituzionali (attribuiti, da Milano, a sistemi di calcolo).
D’altra parte, però, Bergamaschi non è un direttore generale qualsiasi e non sarà una passeggiata sostituire una conoscenza come la sua dei gangli nevralgici del servizio sanitario lombardo. Milanese, 61 anni tra un mese e mezzo, laureato in Fisica alla Statale dove ha insegnato Informatica e poi, dopo la specializzazione in management sanitario, Governance dei sistemi sanitari, dal 2002 al 2007 è già stato al Ministero della Salute a dirigere il Sistema informativo. Tornato in Lombardia, ha ricoperto praticamente tutti i ruoli chiave: direttore dell’Ospedale di Circolo di Varese, fucina di manager della sanità lombarda, poi del Niguarda; direttore generale dell’assessorato alla Sanità, poi Welfare dal 2013 al 2016, attraversando la riforma Maroni, e poi, dopo due anni da dg in Statale, ha guidato negli ultimi sei, pandemia compresa, l’Agenzia di tutela della Salute metropolitana, competente per oltre un terzo dei lombardi.
A ieri non erano ancora iniziati a circolare nomi per la sostituzione, ma non si può escludere che la scopertura di una posizione così importante inneschi un nuovo mini-valzer di nomine, a sei mesi dall’ultimo di fine anno. Riattizzando gli attriti tra il governatore della Lega, il suo assessore tecnico Guido Bertolaso e l’azionista di maggioranza del centrodestra, Fratelli d’Italia che non fa mistero di desiderare più potere sulla sanità. E magari anticipando il “tagliando” a due terzi del mandato triennale dei direttori generali delle Ats, delle Asst e degli Irccs pubblici lombardi, che dovrebbe cadere a fine anno come ha ricordato, qualche giorno fa, una delibera che ha fissato gli obiettivi per il 2025 in base ai quali i dg saranno valutati per l’assegnazione dell’incentivo economico (fino al 20% del compenso annuo). Chi non arriva alla sufficienza di 60 su 100 non solo non avrà il premio, ma "un esito negativo verrà preso in considerazione ai fini della verifica trascorsi 24 mesi dalla nomina". Sempre che la politica non decida di anticiparla. Giulia Bonezzi