GRAZIA LISSI
Cronaca

Beethoven e il mistero della Sesta: "Non era più in grado di sentire ma raccontò la magia della natura"

Il maestro John Axelrod sul podio della Sinfonica con la “Pastorale“ composta nel 1808 "Questa orchestra per me è un dream team. Siamo cresciuti insieme, ci lega una profonda all’amicizia"

Questa sera il maestro John Axelrod sul podio della Sinfonica con la “Pastorale“ composta nel 1808 "Questa orchestra per me è un dream team. Siamo cresciuti insieme, ci lega una profonda all’amicizia".

Questa sera il maestro John Axelrod sul podio della Sinfonica con la “Pastorale“ composta nel 1808 "Questa orchestra per me è un dream team. Siamo cresciuti insieme, ci lega una profonda all’amicizia".

Milano – Un inno alla pace, alla natura. All’Auditorium la “Sinfonia n. 6, Pastorale“ di Beethoven, uno degli esempi più compiuti dell’arte occidentale, in cui le regole compositive ci sono ma l’ascoltatore non le percepisce. L’Orchestra Sinfonica di Milano propone la Pastorale, sul podio John Axelrod (nella foto), nella prima parte il “Concerto per flauto, arpa e orchestra in Do maggiore K 299“ di Mozart con Nicolò Manachino flauto ed Elena Piva arpa. Appuntamento questa sera alle 20 e domenica alle 16.

Maestro Axelrod, Beethoven definì la Pastorale "più un’espressione del sentimento che una descrizione degli eventi".

"Immaginate il sentimento di un uomo che, di fronte alla perdita dell’udito, scrive nel 1802 ai fratelli Carl e Johann il famoso Testamento di Heiligenstadt, in cui esprime la sua profonda disperazione e frustrazione per l’aggravarsi della perdita dell’udito. I primi abbozzi della Pastorale apparvero proprio quell’anno, ma Beethoven ci mise altri sei anni per completarla. Perché una gestazione così lunga? Credo che sia possibile comprendere queste espressioni di sentimenti non come noi ascolteremmo la natura in tutta la sua bellezza, con il canto degli usignoli, dei cuculi, ma piuttosto ciò che Beethoven non poteva più sentire. Nel 1808, quando la Pastorale fu completata, il compositore probabilmente non era in grado di ascoltare i canti degli uccelli nel bosco di Vienna ma cercava di ricordarli".

A quali sentimenti si riferisce il compositore?

"Ascoltiamo la Pastorale come l’espressione della sua perdita dell’udito, considerando ciò che oggi comprendiamo attraverso la psicologia, ovvero che la perdita stessa, e la sua risoluzione, sono un processo in 5 fasi del lutto. E sono: negazione, rabbia, contrattazione, depressione e accettazione, i 5 movimenti della sinfonia coincidono. Così, la Pastorale e i suoi movimenti di sentimenti espressi possono essere considerati con il tema della perdita".

Cosa significa, per lei, tornare a Milano?

"Ogni volta dirigo la Sinfonica mi rendo conto di quanta musica abbiamo condiviso nel corso degli anni. Siamo cresciuti insieme, diventati più saggi, ci rispettiamo grazie all’amicizia che ci lega. Abbiamo più libertà nell’interpretazione e nell’esecuzione musicale. Non è usuale che il direttore d’orchestra parli e condivida una tale concezione della Pastorale prima di provarla. Ma io oso farlo solo perché so di avere musicisti e amici con cui posso essere me stesso anche quando faccio musica. Possiamo esplorare questo affascinante compositore a cui siamo tutti devoti. Beethoven. Non solo come dio o eroe, ma anche come essere umano. E collaborare a questo concerto con Nicolò ed Elena, con i quali ho fatto molti concerti nel corso degli anni, è un vero e proprio dream team".