MARIO CONSANI
Cronaca

La banda dei diamanti, il notaio e la moglie condannati a 8 e 2 anni per truffa e raggiri

Milano, Franco Novelli e la commercialista Marzia Provenzano coi complici presero il controllo della società di Antinea de Rico (in stato vegetativo) approfittando del deficit psichico di suo marito Richard Hile

Antinea Massetti de Rico, scomparsa nel 2017, con il marito Richard Hile

Milano - Non c’è solo la storia della maxitruffa milionaria sui diamanti, quella con migliaia di risparmiatori più qualche vip - il più celebre Vasco Rossi - spinti dalle loro banche a investire in pietre preziose dal valore rivelatosi fasullo. C’è anche un’altra storia, meno nota, che riguarda proprio la società al centro dello scandalo, la International diamond business (Idb). Una trama da film arrivata ieri a una prima sentenza in tribunale con la condanna a otto anni e mezzo di reclusione del notaio milanese (già radiato) Franco Novelli e della banda di complici che avrebbe scalato la Idb con la sua cassaforte plurimilionaria, esautorando di fatto la fondatrice Antinea Massetti de Rico e suo marito Edward Richard Hile.

Di origine argentina, la ricchissima “Lady diamanti“, classe ’37, era stata in gioventù collaboratrice all’Amincor Bank di Zurigo che faceva capo a Michele Sindona. Nel 1976 creò a Milano la Idb spa, ma nel 2011 una banale caduta dalle scale la ridusse in stato vegetativo. Aveva però fatto in tempo a sposare un ex modello americano di quasi vent’anni più giovane, Hile, che fin da subito manifestò un deficit psichico noto a familiari e collaboratori. Perciò quando de Rico finì immobile in un letto, a darsi molto da fare sarebbe stato - secondo l’accusa - il consiglio d’amministrazione Idb, riuscendo facilmente a tagliar fuori il presidente della società, cioè lo stesso Hile.

Però dopo la denuncia di un nipote di Antinea alla giudice tutelare Ilaria Mazzei, in procura le pm Giovanna Cavalleri e Cristiana Roveda - con gli uomini del Nucleo economico finanziario della Guardia di Finanza - cominciarono a indagare sull’amministratore di sostegno di de Rico in coma, che altri non era che il suo successore come ad in azienda ma anche consigliere di amministrazione della Fondazione Antinea-Hile Onlus e per di più trustee dell’Hile Trust creata a nome della fondatrice (che sarebbe deceduta nel 2017 senza mai riprendere conoscenza).

Claudio Giacobazzi, l’amministratore delegato Idb finito al centro dell’inchiesta, si tolse la vita nel 2018 in un albergo di Reggio Emilia. Era indagato insieme ad altre otto persone del consiglio d’amministrazionene della società tra le quali il notaio milanese Novelli e sua moglie commercialista Marzia Provenzano. Stando all’accusa, gli indagati "si associavano tra loro in modo stabile al fine di commettere un indeterminato numero di reati contro la pubblica amministrazione, contro la fede pubblica e contro il patrimonio, tutti volti a raggiungere il comune obiettivo di gestire, nel solo interesse degli associati, l’intero patrimonio dei predetti coniugi". Tra i reati specifici contestati all’associazione per delinquere: svariati falsi ideologici, circonvenzione di incapace e persino sequestro di persona.

In pratica la banda, sfruttando il difetto psichico che ne limitava "la capacità di determinarsi", avrebbe indotto Hile a compiere atti "che importavano effetti giuridici per lui e per altri dannosi", fra questi la nascita della stessa Fondazione Antinea-Hile "con potere anche di erogare gratuitamente fondi". Hile, nel frattempo, era intervenuto nel 2015 ad un’udienza per l’amministrazione di sostegno della moglie dove aveva fornito al giudice ampia dimostrazione del proprio stato psichico tanto che era stato nominato anche per lui un “tutor“ che rischiava di rovinare i piani della banda. Così il gruppetto aveva addirittura allontanato da Milano Richard (anche lui morto poi nel 2017) trasferendolo in una villa in Toscana lontano da tutti per riuscire ad ottenere (come in effetti avvenne) la nomina di un altro amministratore di sostegno stavolta perfetto poiché era Provenzano stessa, la moglie del notaio Novelli.

Ieri, al termine del processo in cui parti civili erano il fallimento Idb e il consiglio notarile con l’avvocato Matteo Gozzi, la decima sezione del tribunale, presidente Antonella Bertoja, ha condannato a due anni anche l’avvocato lucchese Alberto Consani, in teoria legale di fiducia di Hile ma nominato dalla sorella di lui Deborah e ritenuto complice della banda, e a due anni e due mesi Mustafa Samaya, in pratica l’assistente personale di Hile che in lui riponeva assoluta fiducia e veniva ripagato, stando all’imputazione, con la spinta ad aderire "alle azioni ed operazioni per le quali si rendeva necessaria la sua formale partecipazione".

Fra l’altro, sia su Samaya che su Deborah Hile il tribunale ha spedito gli atti alla procura invitandola ad approfondire i rispettivi ruoli nella vicenda che vide Richard Hile indotto a redigere e sottiscrivere un testamento in cui nel 2016 designava erede universale proprio la sorella, lasciando un legato da due milioni a Samaya. Testamento che ieri il tribunale ha dichiarato nullo così come quello pubblico (falso) fatto sottoscrivere ad Hile tre anni prima con il quale designava erede universale il “trust“ retto dal duo Giacobazzi- Novelli.