
Il piccolo Mario
Milano, 14 dicembre 2016 - Da sempre il suo sogno era quello di indossare la divisa da ferroviere e guidare un treno vero. Perché «fino ad ora l’avevo guidato soltanto sul mio computer». Così ha deciso di prendere carta e penna per scrivere una lettera direttamente all’amministratore delegato di Trenord, Cinzia Farisè. Che, nel giorno di Santa Lucia, ha deciso di fargli un regalo speciale: divisa su misura e un viaggio in cabina di guida. «Mi sono divertito un sacco, è stata una giornata meravigliosa», l’entusiasmo di Mario. Dodici anni, carattere deciso e intraprendenza da vendere, ieri mattina è arrivato a Milano da Parma insieme a mamma Stefania: «Non sapevo nulla, mi ha detto che non sarei andato a scuola perché in un sogno Santa Lucia le aveva consigliato di portarmi a a vedere i treni a Milano - racconta Mario ancora rapito da questa inaspettata magia -. E quando siamo arrivati è stato bellissimo. Ho guidato io il treno da Cadorna a Saronno, siamo andati fino a 135 chilometri all’ora e ho pure fischiato per salutare i treni che incrociavamo e gli operai che c’erano sugli altri binari». Poco più di un mese fa «ho scritto a Cinzia Farisè raccontando la mia passione e se era possibile avere una divisa da ferroviere, come quelle che vedo addosso ai macchinisti alla stazione di Parma. E mi ha risposto». «Ha fatto tutto da solo», racconta mamma Stefania. E non è la prima volta. Mario ha già scritto «all’ex sindaco di Parma. Gli ho chiesto di non chiudere le giostre del parco per costruirci delle case. E lui mi ha ascoltato perché le giostre sono ancora lì che girano». Poi «ho scritto anche alla Rai per fargli fare un telegiornale soltanto con belle notizie per noi bambini, per non farci sentire tutte le cose brutte che succedono. Tutti i giovedì dopo pranzo lo mandano in onda». Ma fino al prossimo anno «non mi viene in mente nient’altro. Per oggi abbiamo già dato», sorride.
Per la letterina a Babbo Natale ha fatto un’eccezione: «Gli ho già scritto chiedendogli una sedia da macchinista perché in casa ho un pezzo di treno vero». Tutti gli altri sono in scala. Giocattoli in legno, pezzi da collezione e poi tanti disegni, fin da quando aveva due anni: «Ormai non riesco più a tenere il conto». È la sua passione e «da grande vorrei fare il macchinista». Figuriamoci oggi che ha realizzato il suo sogno. Come tanti altri bambini con gli occhi che brillano a guardare i treni e che Trenord accompagna nel viaggio dentro alla loro favola. Anche grazie al progetto “Treno del sorriso” per regalare un sorriso ai bimbi malati di leucemia ricoverati negli ospedali lombardi.