
Bimba salvata a Bisceglie
Milano, 7 luglio 2017 - La macchina posteggiata nel parcheggio di interscambio. La portiera che si richiude dietro di lei. E la donna che si incammina a passo svelto per andare a prendere il treno al capolinea Bisceglie della metropolitana rossa di Milano. Va al lavoro, in un ufficio del centro, come niente fosse, convinta di aver lasciato la figlia di un anno al nido. Come ogni mattina. Peccato che la piccola sia rimasta lì dove l’aveva sistemata la madre: nel seggiolino, sul sedile posteriore dell’auto. Abbandonata in una torrida giornata di inizio luglio, con temperature superiori ai 30 gradi. Vittima inconsapevole di un classico caso di «amnesia dissociativa», come lo definiscono gli esperti: il genitore che perde completamente il contatto con il figlio, stravolto dallo stress o da chissà quali altri pensieri, e a mo’ di automa lo dimentica in macchina sicuro che sia in buone mani. Per fortuna, ieri mattina un addetto dell’Atm ha interrotto un destino che pareva segnato: «Venite, venite, c’è una bambina che piange chiusa in un’auto...», la chiamata disperata alla centrale operativa della polizia. Al resto ci ha pensato la prontezza di un agente delle Volanti, che ha preso un estintore e ha infranto il vetro anteriore della macchina, stando attento a non colpire il piccolo con i vetri frantumati. Bimba in salvo e tutto sommato in buone condizioni: ricoverata al vicino ospedale San Carlo, ieri pomeriggio giocava in reparto, dov’è rimasta in osservazione per tutto il giorno. E la madre? I poliziotti l’hanno trovata seduta alla scrivania, in piena attività lavorativa e completamente all’oscuro di quello che stava capitando: «Non riesco a spiegarmelo, ero convinta di averlo lasciato all’asilo...», è scoppiata in lacrime quando gli investigatori le hanno spiegato la situazione. Pure lei ricoverata nello stesso centro clinico in cui si trova la figlia, è stata visitata dai medici. Stimata professionista, lei come il marito, ovviamente non ha agito in maniera volontaria.