Ballerina uccise convivente, per i giudici "incapace di calibrare bene come difendersi"

Il reato fu derubricato da omicidio volontario a omicidio colposo con eccesso di difesa

La donna lituana accusata dell'omicidio del compagno in via Ripamonti

La donna lituana accusata dell'omicidio del compagno in via Ripamonti

Milano, 6 luglio 2016 - Sono state rese note le motivazioni della condanna per omicidio colposo con eccesso di legittima difesa a carico di Oksana Murasova, ex ballerina lituana per la morte dell'ex convivente Ruslan Bilous. La sentenza fu emessa dalla Corte d'Assise di Milano (2 anni e 8 mesi di reclusione, pena molto inferiore ai 24 anni chiesti dal pm per omicidio volontario) con scarcerazione immediata. La donna dovrà, però, risarcire 30 mila euro alla sorella dell'uomo morto nell'aprile del 2015. Il pm Alessandro Gobbis ha già preannunciato ricorso in appello.

Il delitto avvenne il 3 aprile 2015, secondo i giudici solo per «colpa», e non per un'effettiva volontà di uccidere. La donna sotto effetto di una dose di alcol tale da produrre una «compromissione grave dello stato psicofisico» e «uno stato di stordimento accompagnato da aggressività», è stata «incapace di calibrare bene come difendersi» dopo una serata nella quale aveva subito delle «percosse» e aveva visto la propria figlia minacciata dall'uomo con la quale aveva una relazione. Lo si legge nelle motivazioni della sentenza della Corte d'Assise che ha condannato la donna difesa dagli avvocati Alessandra Silvestri e Patrizio Nicolò.

Accusa 'cancellata', quella di omicidio volontario aggravato, perché è solo per la «concitazione del momento, delle sue condizioni e delle problematiche personali» e non per la volontà di eliminare il convivente, che la sua «strategia di difesa» dall'uomo ha avuto esiti tragici. Per la Corte d'Assise, d'altronde, è anche da escludere la semplice legittima difesa, invocata dai difensori della Murasova, perché nel momento in cui era stato colpito a morte Bilous «era a mani nude, non si stava proteggendo e non aveva ancora aggredito nuovamente la convivente, ma le stava solo rivolgendo una frase provocatoria» e, quindi, la condotta adottata dall'imputata era «sproporzionata» rispetto al «pericolo che correva in quel momento», pur sapendo che la sua integrità era ancora minacciata visto che era conscia che le avrebbe «prese» ancora.

Inoltre, la donna non ha cercato di sottrarsi al pericolo in qualche altro modo, ma solo brandendo un coltello con una lama da 22 cm che è stato utilizzato per colpire in una zona del corpo con organi vitali. Per questi motivi si è in presenza di un «eccesso» di legittima difesa. Alla donna sono state concesse le attenuanti generiche perché ha cercato subito i soccorsi, ha ammesso le sue responsabilità immediatamente, oltre ad essere incensurata.