SIMONA BALLATORE
Cronaca

Aziende lombarde più attente all’inclusione e contro il “diversity washing”

La ricerca dello Iulm: imprese impegnate soprattutto sul fronte genere e genitorialità. “I cambiamenti sociali stanno facendo crescere di importanza questi temi”

Silvia Ravazzani, direttrice scientifica della ricerca dello Iulm

Silvia Ravazzani, direttrice scientifica della ricerca dello Iulm

Milano – Aziende più attente ai temi dell’inclusione e impegnate ad arginare il "diversity washing": adottano politiche per migliorare le condizioni di lavoro, aumentano lo sforzo di comunicare i risultati all’interno dell’impresa, ma prima di comunicarli all’esterno cercano "certificazioni" e di consolidare le buone pratiche per evitare l’accusa di avere intrapreso "azioni di facciata". È quanto emerge dall’ultima ricerca del Centre for Employee Relations and Communication (Cerc) dell’università Iulm.

"I temi della diversità, dell’equità e dell’inclusione stanno crescendo di importanza sulla spinta di cambiamenti socio-demografici e di iniziative esemplari di aziende multinazionali. Abbiamo cercato di analizzare lo stato dell’arte nelle aziende italiane e il ruolo della comunicazione": così Silvia Ravazzani, direttrice scientifica della ricerca Cerc, ne spiega gli obiettivi. Alla base due studi, uno quantitativo - che ha raccolto 103 questionari - e uno qualitativo, che ha coinvolto 13 aziende, dieci delle quali con sede in Lombardia.

A livello regionale, è emerso che le aziende impegnate da più lungo tempo sul tema, anche prima del 2014, sono di origine straniera; le aziende con sede in Lombardia di origine italiana hanno iniziato a occuparsene dal 2016.

Il 73% del campione (75 aziende delle 103 coinvolte nell’indagine quantitativa) si è detto "già impegnato attivamente". L’impegno risulta mosso in primo luogo da fattori endogeni, come la sensibilità diffusa in azienda (media di 4,10 su una scala da 1 a 5) e la crescente diversità interna (3,94), e quindi da fattori esogeni, quali le attese esterne di comportamenti responsabili da parte delle aziende (3,89) e gli obiettivi dell’Agenda 2030 (3,71).

Le aziende lombarde hanno concentrato l’attenzione, in particolare, su genere e genitorialità (con estensione dei congedi, lavoro da remoto e flessibilità dell’orario di lavoro). Seguono le dimensioni legate a generazione, background culturale, abilità fisiche e mentali e orientamento sessuale.

In tutte le aziende lombarde coinvolte il Cerc ha rilevato la presenza di una figura o di una struttura con responsabilità sui temi della diversità, equità e inclusione, spesso inserita all’interno delle risorse umane. La comunicazione esterna appare meno utilizzata rispetto alla comunicazione interna: lo sforzo verso l’esterno è dedicato, in particolare a certificare i risultati ottenuti, col fine di evitare possibili accuse di "diversity washing"