GIULIANA LORENZO
Cronaca

Salvatore Trifirò, l’avvocato di 93 anni veloce come il vento: “Ho iniziato a correre nel 2023, ora punto all’oro. La pensione? Fare progetti è meglio”

Classe 1932, di origini siciliane, ha fondato il suo studio legale a Milano nel 1986: “Ero stufo di passeggiare per la stessa via e ho detto tentiamo l'avventura”. La passione della corsa? Recentissima: “Ho iniziato ad Ancona: campione italiano. Poi ho fatto i Mondiali di Torun, secondo. Più passano gli anni, più divento veloce, forse la prossima volta sarò primo, così sentirò l'inno”

L'avvocato Salvatore Trifirò, classe 1932

L'avvocato Salvatore Trifirò, classe 1932

Milano, 27 marzo 2025 – Dalle aule dei tribunali non è corso via, anzi sebbene in pensione, l’ avvocato Salvatore Trifirò, oggi 93enne, classe 1932, continua a seguire lo Studio Trifirò & Partners, da lui fondato a Milano nel 1986. Nel mentre ha scelto di correre, veloce come il vento. Vuole sentire a tutti i costi l’inno italiano e dopo un argento a Miami, nei 60 metri, pensa già ai Mondiali in Corea del 2026. È reduce dall’argento ai World Masters of Athletics.. “Secondo più veloce al mondo, dietro al bolide della Mongolia (Radnaa Tseren, ndr). Gli americani li ho battuti e facevano il tifo per me. Ho fatto un buon tempo, 13.51”.

Come nasce la passione per la corsa?

"Tre anni fa, il mio amico e allenatore Valerio Gaudio con cui faccio ginnastica da 20 anni, mi disse ‘perché vista la tua mobilità non provi?’. Ho iniziato ad Ancona nel 2023: campione italiano. Poi ho fatto i Mondiali di Torun, secondo. Più passano gli anni, più divento veloce, forse la prossima volta sarò oro, così sentirò l'inno”.

Cosa le piace di più?

"Il vento in faccia, sembra di essere in motocicletta. La vera emozione è raggiungere un risultato. Nella vita, quando si fa un progetto, in qualsiasi ambito, ottenere il risultato è la cosa più gratificante. Faccio l' avvocato da più di 70 anni… confrontarsi con i giovani, con chi corre nella vita, è sempre interessante”.

È appassionato anche di vela…

"A 4 anni costruivo barchette a vela. Una volta, nei residuati bellici ho trovato un sidecar, lasciato dai tedeschi. Ho messo un albero fatto con un legno: con un lenzuolo ho fatto una vela, pensavo di riuscire a farla veleggiare e invece... affondò miseramente. Ho continuato con mia moglie e in 70 anni abbiamo realizzato 14 barche e abbiamo sempre vinto. Ricordo quando con una di 50 metri, 85 metri d'albero: per passare sotto il ponte Verrazzano di New York hanno dovuto fermare il traffico. Poi con un equipaggio composto da australiani, con Francesco De Angelis, skipper di Luna Rossa, abbiamo vinto pure la Rolex Cup. Bisogna sempre puntare alla vittoria”.

Perché Milano? Lei è di Barcellona Pozzo di Gotto…

"Ero stufo di passeggiare per la stessa via e ho detto tentiamo l'avventura. Arrivai dopo essermi laureato in Giurisprudenza a Palermo e al concorso di procuratore legale, su 3.000 candidati fui primo. L’ avvocato Cesare Grassetti mi prese nel suo studio e cominciò la mia carriera. Ora, con i miei collaboratori abbiamo uno studio di cinque piani in via San Barnaba e diversi in Italia. Correre, fare progetti, ottenere risultati significa vivere e dimenticarsi della pensione”.

È specializzato in diritto del lavoro come mai questa scelta?

"Sono un civilista prestato al diritto del lavoro. Tutti si ritiravano per paura delle Br e io mi feci avanti. Difendevo le aziende e contrattaccavo i brigadisti, sono stato preso di mira da loro, che per ben due volte volte hanno cercato di farmi fuori, ma non ci sono riusciti. Il primo attentato l’ho subito in occasione di una causa in cui c'era un brigadista licenziato dalla Sit Siemens e venne a testimoniare in suo favore Moretti, quello del sequestro Moro. Il mattino dopo trovammo la mia auto e quella del direttore del personale incendiate”.

La causa più stimolante e la più complessa?

"Seguivo il figlio di un petroliere con il padre che non lo aveva riconosciuto. Per la prima volta in Italia, feci riesumare la salma del padre per un test del DNA. Quando arrivò la prova, la madre mi disse che il figlio era morto, mi colpì molto. La più complessa contro la Triplice sindacale durante l’autunno caldo: alla fine si riuscì a fare il contratto dei metalmeccanici”.

Parlava di obiettivi, i suoi?

"Nello sport sentire l’inno, nella professione è un continuo divenire, sono le cause che verranno: vincere è importante ma se non si riesce conta la gratitudine dei clienti”.