REDAZIONE MILANO

Autovelox di viale Fulvio Testi, vince il Comune

Il Tar respinge il ricorso di 50 automobilisti

L’autovelox multa chi viaggia in viale Testi a più di 50 chilometri orari

Milano, 6 agosto 2019 - L’autovelox di viale Fulvio Testi è stato installato regolarmente dal Comune. Ne sono convinti i giudici del Tar, che ieri hanno respinto il ricorso di una cinquantina di automobilisti contro il contestatissimo rilevatore di velocità posizionato da Palazzo Marino alla periferia nord della città per sanzionare chi lo attraversa a una velocità superiore ai 50 chilometri orari. Il collegio presieduto da Ugo Di Benedetto non ha accolto nessuna delle istanze presentate dai legali Gian Luigi Guana e Raffaello Ricci: «Le motivazioni della sentenza del Tar – commenta l’avvocato Ricci – non appaiono condivisibili e per questo motivo la pronuncia sarebbe meritevole di appello avanti il Consiglio di Stato.

In particolare, la succinta motivazione lascia irrisolte le perplessità di innumerevoli cittadini sulle illegittimità dell’iter procedimentale». I termini per l’impugnazione decorreranno da settembre: «Saranno i ricorrenti ad avere l’ultima parola sulla decisione», fa sapere Ricci. Passiamo al merito della vicenda. E ripartiamo dal 2018, quando alcuni automobilisti decidono di appellarsi al Tar per chiedere l’annullamento della determina dirigenziale dell’11 dicembre 2017, quella che ha dato il via libera all’installazione di due autovelox in viale Testi. Ecco, nell’ordine, le contestazioni. Primo: il Comune avrebbe posizionato i rilevatori senza averne la competenza, che spetta per legge alla Prefettura. Secondo: Palazzo Marino non avrebbe come obiettivo quello di «abbassare il tasso di incidentalità, ma quello di favorire l’incremento delle risorse economiche derivante dalle sanzioni». Terzo: il Comune non avrebbe dimostrato «la sussistenza dei presupposti necessari per procedere all’accertamento remoto delle infrazioni al Codice della strada». Quarto: il Comune non avrebbe preinformato gli utenti.

I giudici sono partiti dall’ultima questione: «Quando la norma – si legge nelle motivazioni – parla di segnalazione preventiva, essa non fa riferimento al dato temporale: non si richiede cioè che le autorità preposte al controllo del traffico pubblicizzino con giorni, settimane o mesi di anticipo la volontà di installare su un certo tratto di strada un apparecchio di rilevamento della velocità». Il riferimento «è invece al dato spaziale: ciò che si richiede è che le predette autorità collochino sul tratto di strada che precede quello in cui è installato lo strumento un’idonea segnaletica, percepibile dagli utenti della strada». E ancora: le eventuali violazioni riguarderebbero comunque la fase esecutiva, e non la bontà del provvedimento in sé. Su questo aspetto, infatti, il Comune ha agito correttamente, secondo il Tar, richiamando il provvedimento della Prefettura del 3 aprile 2003: nell’elenco delle strade individuate all’epoca da Palazzo Diotti compare anche viale Testi. Ultima nota per l’accusa di aver installato l’autovelox solo per fare cassa: «In assenza di prova certa contraria – chiosano i giudici – si deve presumere che l’interesse principale del Comune sia quello di prevenire gli incidenti stradali, il cui numero, come emerge dagli atti di causa, risulta peraltro essere ancora cospicuo».