MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

Autovelox, cartelli a un chilometro Multe a rischio: verifiche in corso

La Cassazione ha indicato in mille metri la distanza minima perché le sanzioni siano valide. Il caso Milano

di Massimiliano Mingoia e Nicola Palma

Una recente sentenza della Cassazione, pubblicata lo scorso 31 agosto, ha creato una certa agitazione negli uffici dell’assessorato comunale alla Sicurezza guidato da Marco Granelli, l’assessorato che ha la delega alla Polizia locale. Sì, perché il pronunciamento degli ermellini – la conclusione di una causa fra l’Unione dei Comuni e un automobilista che si era visto comminare una contravvenzione da 550 euro per eccesso di velocità con conseguente perdita di punti nella patente registrata da un “occhio elettronico’’ – sostiene che la multa nel mirino è nulla perché l’autovelox si trovava a meno di un chilometro dall’ultimo segnale che indica la velocità da rispettare.

La domanda, a questo punto, sorge spontanea: gli autovelox milanesi rispettano la distanza di un chilometro dall’ultimo cartello? E, se non la rispettano, sono tutte teoricamente annullabili in caso di ricorso che citi il tema della distanza? I tecnici della Polizia locale, dopo aver appreso la notizia della sentenza della Cassazione – sentenza resa nota da “Italia Oggi’’ qualche giorno fa – si sono messi al lavoro per verificare autovelox per autovelox, strada per strada, se le multe comminate a Milano con gli oltre dieci autovelox posizionati soprattutto nelle strade d’accesso e d’uscita dalla città siano a rischio di annullamento nel caso di ricorsi di automobilisti che contestino la mancata distanza di un chilometro dell’ultimo cartello che indica il limite da rispettare – 50 o 70 chilometri all’ora – dall’occhio elettronico emetti-sanzioni.

La verifica – ancora in corso – del Comune sulla distanza sopracitata ha una certa importanza. La sentenza della Cassazione, infatti, potrebbe provocare molti ricorsi. Da Palazzo Marino, invece, trapela più tranquillità rispetto a un altro verdetto degli ermellini meno recente, quello che nel 2022 avevano stabilito con chiarezza l’altro presupposto di validità degli autovelox, sia fissi che mobili: la visibilità. "Distanza e visibilità", scrive la Cassazione, sono i "due requisiti" che "devono essere soddisfatti entrambi in modo autonomo e distinto affinché la rilevazione dell’infrazione dia legittima". Gli autovelox milanesi, dopo che qualche anno fa ne era stata contestata proprio la segnaletica poco chiara e non abbastanza visibile, sono più che evidenti per gli automobilisti che si avvicinano a quegli occhi elettronici.

Nel mirino del Tribunale civile, invece, lo scorso giugno era finito l’autovelox di viale Fulvio Testi perché secondo i giudici quella strada non ha tutte le caratteristiche per ospitare un occhio elettronico: all’arteria a nord della città manca la banchina per la sosta di ermergenza. Per questo motivo il Tribunale ha annullato due dei cinque verbali inviati a un automobilista che aveva fatto ricorso.

Ma dove sono gli autovelox in città, oltre ai due posizionati in viale Fulvio Testi (limite: 50 kmh)? Ecco l’elenco delle postazioni fisse: viale Famagosta: nel tratto via Cusivia Beldiletto, velocità massima consentita 50 kmh; via della Chiesa Rossa, poco prima del numero civico 277 (50 kmh); via Palmanova: posizionato all’altezza della stazione M2 Cimiano (70 kmh); viale Fermi: posizionato dopo il ponte ferroviario all’altezza di via Zubianivia Moreschi (70 kmh); via Parri: posizionato all’altezza della strada che porta in via Valsesia (70 kmh).

E, ancora: Cavalcavia del Ghisallo: in corrispondenza della sottostante viale Certosa (70 kmh); via Virgilio Ferrari, entrambi i sensi di marcia (70 kmh); via dei Missaglia, in entrambi i sensi di marcia (50 kmh); viale Enrico Fermi in direzione centro (in fase di posizionamento); viale Famagosta in direzione piazzale Miani (in fase di posizionamento).