Milano, due ore di attesa in Pronto soccorso: un pomeriggio in ospedale

La media in città e nell'hinterland per i pazienti meno gravi. L’appello del Policlinico: "Nessuno vi conosce meglio di chi vi cura da sempre"

Basilio Tiso, direttore medico di presidio del Policlinico di Milano

Basilio Tiso, direttore medico di presidio del Policlinico di Milano

Milano, 12 gennaio 2020 - Era di circa due ore l’attesa media al pronto soccorso ieri pomeriggio nella rete di Milano (i Ps della città e della prima fascia dell’hinterland) per un codice minore, cioè verde o bianco. Se però avete aspettato di più, è normale: in un servizio d’emergenza i tempi variano a seconda delle urgenze.

I codici rossi (persone in pericolo di vita) non aspettano; i codici gialli aspettano meno, ad esempio al Niguarda (un Ps da 95mila pazienti l’anno, il 20% di tutta l’area milanese) nel 2019 hanno atteso in media 26 minuti, mentre i codici verdi e bianchi in media 90 minuti. Ma i verdi (per cui le cure sono "differibili") passano sempre davanti ai bianchi, che pagano un ticket di 25 euro perché non avrebbero dovuto recarsi in pronto soccorso (e c’è lo stesso chi ci va per risparmiare il ticket più alto di un esame non urgente con lista d’attesa). Le due ore sono la media calcolata nelle 24 ore, ma le attese nei Ps sono più brevi di notte e di mattina, si allungano nel pomeriggio, la sera, nel weekend quando i medici di base non sono in servizio.

Ad esempio al San Paolo nel 2019 la media è stata di 80 minuti la mattina e di 130 il pomeriggio per un codice verde. Inoltre, le 24 ore tra venerdì e sabato non sono state particolarmente critiche: nei Ps della rete milanese, che "va in affanno – spiega un medico – dai 5mila accessi in su", ce ne sono stati circa 4.500, di cui 270 al Niguarda, 320 al Policlinico, 240 al Fatebenefratelli, 220 al San Carlo (dove l’attesa media nel 2019 era 70 minuti per un codice verde, 82 per un bianco), 180 al San Paolo, 120 al Sacco. "Non siamo ancora al picco dell’influenza – spiega Basilio Tiso, direttore medico di presidio del Policlinico –, e l’Areu distribuisce i casi gravi con intelligenza". Ma i casi lievi che si presentano in autonomia possono sempre far sballare le attese, "in un circolo vizioso". Tiso fa un appello: "Non sprechiamo la risorsa straordinaria dei medici di base. Professionisti che hanno studiato almeno 10 anni e ci conoscono meglio di chi ci visita in Ps. Se i pazienti si fidano di loro possiamo superare il problema dei ricoveri impropri e degli esami inappropriati che fanno allungare le liste d’attesa". 

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