REDAZIONE MILANO

Atm, nei guai la funzionaria clona-ticket

Tutte le accuse alla ex dirigente licenziata nel 2018. Sotto sequestro una mega villa a Cernusco sul Naviglio

Un fiume di biglietti venduti in nero. Soldi che, secondo le indagini, finivano dritti nelle tasche della cinquantaduenne E.P., responsabile degli Atm Point denunciata a inizio 2018 dall’azienda trasporti grazie alla segnalazione di un dipendente e licenziata qualche mese dopo. A capo della "zecca clandestina", che per anni avrebbe sottratto introiti alla spa di Foro Bonaparte (che ha poi individuato e coperto le falle nel sistema informatico), c’era, secondo l’inchiesta coordinata dal pm Daniela Bartolucci, proprio l’ex dirigente che ieri si è vista notificare dai carabinieri del Nucleo investigativo l’avviso di conclusione delle indagini.

In precedenza, la donna era stata destinataria di un provvedimento di sequestro da 1,2 milioni, di cui la gran parte legato a una mega villa a Cernusco sul Naviglio; evidentissima, stando agli accertamenti, la sperequazione tra quanto incassato in chiaro dalla dipendente Atm e quanto speso per acquistare e ristrutturare l’immobile nell’hinterland. Nel provvedimento, sono elencate tutte le accuse mosse dalla Procura sulla base del lavoro dei militari di via Moscova. Tra il 2014 e il 2018, E.P. si sarebbe impossessata di una somma non inferiore a 263.306,15 euro, sottraendola ad Atm. In particolare, nel biennio 2016-2017, la cinquantaduenne avrebbe utilizzato "la propria dotazione fiduciaria di biglietti “vergini”", avvalendosi anche "dell’intermediazione" di una collaboratrice all’Atm Point della Stazione Centrale, per vendere ai passeggeri centinaia di tagliandi ordinari del valore di 1,50 euro e altri titoli di viaggio, "in assenza delle corrispondenti bolle di accompagnamento". E ancora: la donna avrebbe prelevato "da una scatola di cartone custodita nella sua cassaforte un numero indeterminato di titoli Ivol (Io viaggio ovunque in Lombardia) del valore di 1.027,50 euro ciascuno", per poi consegnarli "in cambio del controvalore in contanti all’operatore di sportello"; quest’ultimo "provvedeva poi a emettere in sostituzione il titolo di viaggio consegnatogli e a produrre una bolla di reso al deposito di via Messina". In sintesi: simulava la riconsegna del denaro ai fantomatici utenti che, nella sua versione, si presentavano all’Atm Point per restituire tessere pagate ma mai adoperate. Di più: E.P. avrebbe pure creato dal suo sportello tra il primo luglio 2017 e il 14 gennaio 2018 "due bolle per schede sosta e park elettronici per un valore di 18.680 euro poi “trasparentate” attraverso l’apposizione del codice di magazzino 999 che ne consente la cancellazione".

Senza dimenticare: una bolla di reso per 2.500 abbonamenti bi-giornalieri "risultati poi inesistenti" per 20.625 euro; 255 operazioni di reso per un controvalore di 196.931,15 euro "sottratto alla corretta contabilizzazione attraverso l’apposizione del codice di magazzino 999"; la vendita di parcometri elettronici da 100 euro e di libri storici Atm da 35 euro "in numero superiore rispetto a quelli alla stessa formalmente dati in carico".

Nicola Palma