
In Atm le donne rappresentano solo l’8% del totale
Milano, 23 novembre 2021 - "I vari istituti aziendali preposti hanno tutti operato correttamente": così ha scritto Arrigo Giana nella lettera inviata ai sindacati confederali il 28 ottobre. Una lettera con la quale il direttore generale di Atm ha risposto alla richiesta di approfondire e verificare eventuali molestie e vessazioni alle quali sarebbero sottoposte le lavoratrici da parte di colleghi graduati e di superiori. Soprattutto le lavoratrici precarie e soprattutto in alcuni settori aziendali. Una richiesta, quella di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, messa nero su bianco il 19 ottobre e avanzata a partire da due casi specifici che hanno avuto, però, l’effetto di sollevare il velo su una situazione che sarebbe più estesa. I casi specifici sono relativi al mancato rinnovo del contratto a due precarie assunte ad ottobre 2020. Una di queste lavoratrici si è rivolta ad uno studio legale, un dato di fatto già riportato su queste pagine. Ad emergere, ora, è una lettera scritta ed inviata il 18 novembre, appena 5 giorni fa, dagli avvocati della lavoratrice e nella quale viene descritta una situazione diversa da quella accertata da Giana. La lavoratrice, infatti, si è rivolta agli "istituti aziendali preposti", ha segnalato le molestie e le vessazioni alle quali veniva sottoposta. Ma gli "istituti aziendali preposti", quelli che secondo il diretttore generale di Atm "hanno tutti operato correttamente", il 15 giugno le hanno risposto invitandola a far passare l’estate che, magari, una volta finita la bella stagione, molestie e vessazioni sarebbero cessate "spontaneamente". Ma le molestie, invece, non finiscono. Anzi, l’11 settembre si verifica un nuovo, grave, episodio al quale assiste anche il figlio minorenne della lavoratrice. A seguito di questo episodio, alla lavoratrice è fissato un nuovo colloquio per il 27 settembre. Ma già il 24 settembre le viene comunicato che il contratto – in scadenza il 30 del mese – non le sarebbe stato rinnovato. Motivo del mancato rinnovo? "Scelta aziendale". Questi sono i fatti riportati , meglio ripeterlo, nella lettera, della quale Il Giorno è in possesso, inviata 5 giorni fa dagli avvocati della lavoratrice alla presidente di Atm, Gioia Maria Ghezzi, allo stesso Giana, ad altre figure apicali dell’azienda, ma anche al coordinamento RSU, alla Consigliera di Parità della Regione Lombardia, Carolina Pellegrini, e all’ormai ex presidentessa della commissione Politiche sociali del Comune di Milano. Una missiva importante anche perché ricostruisce alcune delle molestie delle quali la lavoratrice sarebbe stata vittima e la loro evoluzione. Riportiamo qui di seguito alcuni stralci continuando però ad omettere, come fatto finora, elementi che possano renderla identificabile. La lavoratrice, si legge, "è stata assunta in data 12 ottobre 2020 con contratto a tempo determinato (...) scaduto il 30 settembre 2021 e non rinnovato". "A partire dal 13 dicembre 2020 – fanno presente i legali –, terminato il periodo di prova e di affiancamento, la lavoratrice prendeva servizio (segue l’indicazione del settore ndr ) e fin da subito diveniva oggetto di vessazioni e molestie a sfondo sessuale, concretatesi in appellativi volgari, avances, attenzioni non richieste e tentativi di adescamento, scherzi telefonici sulle linee interne aziendali, epiteti offensivi nelle chat dei lavoratori, continue richieste sui social". Un quadro mica male, che la lavoratrice ad un certo punto prova ad affrontare. "Il 13 marzo 2021 la lavoratrice esponeva i fatti ad un sindacalista della Cisl, il quale, unitamente ad un collega, intervenivano informalmente presso uno degli autori delle descritte condotte". Risultato: "Il soggetto passò dalle attenzioni indesiderate ad un atteggiamento ostile, volto ad intimorire e – si badi – provocare stati d’ansia alla lavoratrice". "In data 4 giugno 2021", la lavoratrice viene convocata da un suo superiore. E viene convocata perché questo superiore rimane casualmente coinvolto nell’"ennesimo scherzo telefonico" ai danni della lavoratrice. Da qui la volontà dello stesso di capire quali siano gli antefatti dell’episodio. A quel punto la lavoratrice – sempre secondo quanto messo nero su bianco dai suoi avvocati – "espose le circostanze di cui era vittima, indicando i propri aguzzini" e il superiore "la indirizzò al responsabile del personale" ma anche alla specialista delle risorse umane di Atm. Il colloquio con l’uno e con l’altra avviene "in data 15 giugno 2021" e "in occasione di tale incontro, visto l’approssimarsi delle ferie, fu consigliato alla lavoratrice di attendere la fine della pausa estiva al fine di verificare che le molestie cessassero spontaneamente". Ma non solo: sempre in questa occasione "le venne consigliato un colloquio con la psicologa aziendale", che avvenne una settimana più tardi. In questa occasione la lavoratrice riferì di "attendere il mese di settembre al fine di sporgere eventuali denunce". Arriva settembre. Ed arriva, in particolare, l’11 settembre, quando "alla fine del proprio turno di lavoro ed alla presenza (...) del figlio (...),la lavoratrice riceveva l’ennesima telefonata di un collega che in evidente stato di alterazione avanzava proposte a sfondo sessuale". Una circostanza che induce la specialista risorse umane a fissare un incontro per il 27 settembre. Ma 3 giorni prima alla lavoratrice viene comunicato che il suo contratto non sarebbe stato rinnovato a "seguito di “scelte aziendali“". Fatti in ragione dei quali i legali della lavoratrice chiedono di essere presenti agli incontri in agenda con la Consigliera di Parità. Fatti che si spera possano finire agli atti della commissione interna promessa e avviata da Giana sempre il 28 ottobre. Nel frattempo questa lavoratrice e i suoi legali cercheranno di ottenere da Atm un "congruo ristoro".