ANDREA GIANNI
Cronaca

Parentopoli Olimpiadi? La verità di Novari su Cochis La Russa, la nipote di Draghi e i 500 curricula di Malagò

L’ex ad della Fondazione di Milano-Cortina 2026 sostiene di non aver mai ricevuto imposizioni: “Ho deciso sempre io”

Il manager Vincenzo Novari, 64 anni

Il manager Vincenzo Novari, 64 anni

Milano – Le segnalazioni all’ex amministratore delegato della Fondazione Milano-Cortina Vincenzo Novari arrivavano a "faldoni" dai vertici del Coni, lo stesso presidente Giovanni Malagò "mi ha portato 500 curricula".

Un posto nell’ente incaricato di organizzare i Giochi invernali del 2026 è stato ritagliato per Lorenzo Cochis La Russa, figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa, e anche per Livia Draghi, nipote dell’ex presidente del Consiglio Mario Draghi. Raccomandazioni e segnalazioni di nomi arrivavano da "editori, militari, ministri" e anche da "direttori di giornali", da imprenditori e politici nazionali e locali. E c’era anche chi il curriculum "lo portava a mano sotto il palazzo", per cercare di piazzare amici o parenti quando la neonata Fondazione stava portando avanti le selezioni del personale per disegnare un organico attualmente formato da circa 200 persone. Novari, però, ha negato di aver ricevuto pressioni: "Nessuno mi ha mai imposto di assumere qualcuno, sono state tutte mie decisioni totalmente libere e indipendenti". E ha negato anche di aver preso tangenti per pilotare appalti, accusa al centro dell’inchiesta della Guardia di finanza coordinata dai pm di Milano Alessandro Gobbis e Francesco Cajani.

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Nel corso dell’interrogatorio dell’ex ad, indagato, gli inquirenti hanno scandagliato anche il capitolo delle assunzioni sponsorizzate dalla politica, al centro di accertamenti per l’ipotesi di reato di abuso d’ufficio. La Procura, in particolare, gli ha chiesto conto di una dozzina di nomi piazzati nell’ente, tra cui Lorenzo Cochis La Russa e Livia Draghi. "Sul figlio di La Russa il padre mi ha detto ‘Fai come vuoi’ - ha riferito Novari - quindi non c’era alcun tipo di pressione. È chiaro che il suo curriculum non l’ho trovato per terra".

Glielo segnalò il padre, ha messo a verbale, ma La Russa junior, ha chiarito Novari, difeso dai legali Nerio Diodà e Elena Vedani, "si era appena laureato in legge e aveva esperienza in eventi". Sulla parente dell’ex presidente del Consiglio Mario Draghi, ha riferito che l’indicazione "arriva da un contatto che me lo dà e ovviamente viene valutata, perché stavamo cercando una figura che si occupasse di contenuti video ed era esattamente il profilo che stavo cercando".

Per gli inquirenti, presunte pressioni le avrebbe subite su un paio di nomi, ma non sui casi La Russa e Draghi.

Tra i nomi con "background politico" anche quello di un’ex segretaria di La Russa. Su questo e su un altro caso Novari avrebbe fatto riferimento a indicazioni arrivate dalla politica lombarda. Sul capitolo corruzione, secondo la versione dell’ex manager, "non esiste niente". E le somme finite al centro dell’inchiesta sono frutto delle sue attività professionali perché "per vent’anni ho fatto l’amministratore delegato". Secondo le accuse, invece, la gara sui servizi digitali fu truccata in cambio di denaro e altre utilità per far vincere la società Vetrya dell’imprenditore Luca Tomassini, anche lui indagato per corruzione e turbativa.