Minori stranieri non accompagnati e bande giovanili. Due argomenti che da mesi tengono banco all’ombra della Madonnina e che spesso si sovrappongono. Come ieri notte in piazzale Gambara. A farne le spese sono stati due fidanzati diciottenni, aggrediti sulla strada di casa, picchiati e derubati di tutto quello che avevano. I sette componenti della gang hanno colpito senza pietà anche la ragazza, trascinandola a terra e prendendola a pugni per vincerne la resistenza. La loro fuga è durata pochi minuti: una pattuglia di carabinieri del Radiomobile li ha intercettati e bloccati a tre chilometri di distanza. In manette quattro egiziani di 18, 19 e 20 anni e tre connazionali di 16 e 17 anni: i primi sono stati trasferiti a San Vittore, d’intesa col pm di turno Mauro Clerici; gli altri sono finiti al Beccaria, come disposto dal pm di turno della Procura dei minorenni Chiara De Iorio. Cinque su sette erano già noti alle forze dell’ordine; uno degli under 18 era stato fermato sabato da alcuni passanti dopo aver scippato un’anziana e denunciato.
Ore 1.30, siamo in centro. Matteo e la fidanzata Claudia (nomi di fantasia) salgono in largo Cairoli sull’autobus sostitutivo della linea rossa del metrò: il giovane barman ha appena finito il turno in un locale in zona Sempione. Appena saliti, notano un gruppo di ragazzini: sono seduti nelle ultime file, parlano ad alta voce e li osservano da lontano. Venti minuti dopo, la coppia scende a Gambara: abitano entrambi da quelle parti. Pure i sette saltano giù dal pullman: il primo a entrare in azione è il sedicenne I.M., il più piccolo del gruppo, che si avvicina da dietro al diciottenne e gli tira via dalle spalle una felpa del Milan. Il derubato fa per reagire, ma è circondato: due gli bloccano le braccia e lo "perquisiscono", mettendogli le mani in tasca e portandogli via il cellulare. In quattro se la prendono con la fidanzata: le tirano la borsetta, lei la tiene stretta a sé; l’altro sedicenne del gruppo A.R., che indossa una maglietta con inserti giallo fluorescente, la scaraventa a terra e la strattona, provocandole evidenti abrasioni al collo. I complici si avventano sulla diciottenne e la colpiscono alla pancia con una raffica di pugni. Un’esplosione di violenza concentrata in poche decine di secondi. Poi i sette si ricompattano e scappano verso Bande Nere.
I due fidanzati si rialzano a fatica e si incamminano verso casa: ad attenderli c’è il padre di Claudia, che si accorge subito della gravità di quanto accaduto. È in quel momento che i tre fermano una macchina dei carabinieri: descrivono i rapinatori, concentrandosi in particolare sui capelli ricci biondi di uno di loro e sull’abbigliamento sgargiante di A.R. Gli identikit vengono diffusi via radio agli altri equipaggi che stanno pattugliando il quadrante nord-ovest della città, e in via Olivieri un appuntato e un brigadiere capo si imbattono nella banda. A loro volta, i sette notano l’auto e abbandonano il bottino dietro un cespuglio. I due militari, in inferiorità numerica, prendono tempo, in attesa dell’arrivo dei colleghi: fermano i ragazzini simulando un controllo e li distraggono per alcuni minuti, evitando che possano scappare in direzioni diverse e sparire definitivamente. Quando arrivano le altre pattuglie, ormai sono in trappola: uno di loro fa ritrovare parte della refurtiva; i 40 euro che Claudia teneva nella borsetta ce li ha il diciannovenne A.A., arrotolati in tasca. Nessuno di loro ha documenti: i quattro maggiorenni dichiarano di essere nati in Egitto e di essere domiciliati tra viale Certosa, via Padova, Comasina e Sesto San Giovanni. E i tre minorenni? I due sedicenni indicano rispettivamente come indirizzo di riferimento una comunità di Genova e il centro d’accoglienza Casa Jannacci di viale Ortles, mentre il diciassettenne è ospite di una comunità in zona Bisceglie. Ora sono in cella.
Nicola Palma