Milano, assalto a Deliveroo: in 17 a processo. L’azienda rinuncia al risarcimento

Non si è costituita parte civile contro i rider. Il numero uno, Matteo Sarzana, testimonierà in aula

Le fasi concitate dell’occupazione sono state documentate da video

Le fasi concitate dell’occupazione sono state documentate da video

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Milano - Deliveroo non si è costituita parte civile contro rider e attivisti che il 13 aprile 2018 assaltarono la sede milanese della piattaforma. Una scelta che significa la rinuncia ad avanzare, nel processo a carico di 17 persone che parteciparono al blitz, una richiesta di risarcimento danni. Processo che, dopo la prima udienza, è stato rinviato al prossimo 28 settembre, quando dovrebbe essere ascoltato come testimone il manager Matteo Sarzana, numero uno di Deliveroo in Italia. "Siamo ancora ben lontani dal vedere la fine di questa storia – spiega il movimento Rider in lotta – ma ci pare rilevante il fatto che l’azienda abbia deciso di non costituirsi parte civile". Nel corso del processo dovrebbero essere proiettati anche i filmati che documentano il blitz di quattro anni fa, una delle prime proteste eclatanti che hanno coinvolto il mondo dei rider a Milano. Urla e spintoni, tensioni culminate nell’intervento della polizia per sgomberare gli uffici della sede occupata.

Ciclofattorini e attivisti dei movimenti milanesi dovranno rispondere a vario titolo delle accuse di violazione di domicilio, rifiuto di fornire le proprie generalità e oltraggio a pubblico ufficiale. Quel giorno un gruppo di rider si radunò in presidio fuori dalla sede di Deliveroo in via Carlo Bo, zona Romolo, per protestare contro le condizioni di lavoro nel settore del delivery, che negli anni successivi avrebbe conosciuto un boom. Uno dei primi passi di una mobilitazione sfociata in altre manifestazioni spontanee, assemblee, scioperi e sfide alle multinazionali, mentre i colossi del settore finivano anche al centro di indagini della Procura. Gli attivisti ora alla sbarra fecero irruzione negli uffici, leggendo una lettera che "denunciava le condizioni di sfruttamento e precarietà imposte dal cottimo, dall’assenza di coperture assicurative e dall’organizzazione algoritmica nell’assegnazione di turni e ordini". Poi chiesero un confronto con il general manager di Deliveroo, Matteo Sarzana, ma la polizia mise fine alla breve occupazione sgomberando la sede.

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