
L’architetto Koop (Studio Som): "Abbiamo puntato su semplicità ed efficienza anche dopo i Giochi. L’opera è concepita per ridurre il carbonio e gli sprechi nella trasformazione da Villaggio a studentato".
Milano – La premessa da cui parte Coima Sgr, la società immobiliare che ha realizzato il Villaggio olimpico allo Scalo Romana, è la seguente: "Perché giudicare un progetto che è ancora un cantiere e non è ancora finito?". Già, vallo a spiegare ai commentatori da social o, peggio ancora, agli “haters“. Certo è che il grigio delle sei palazzine che l’anno prossimo ospiteranno 1.400 atleti a Cinque Cerchi ha un impatto visivo non proprio allegro, visto da lontano. Almeno per ora. Sì, perché Coima mostra un rendering del Villaggio olimpico, dal lato di via Ripamonti, in cui il verde delle piante che saranno collocate sui balconi batte l’effetto grigio “sovietico“. Quando ciò avverrà, forse qualcuno degli attuali critici cambierà idea. Forse.
Intanto Colin Koop, architetto e design partner dello studio Skidmore, Owings & Merrill (SOM), lo studio di architettura che ha disegnato le sei palazzine che dopo i Giochi del 2026 si trasformeranno in uno studentato da 1.700 posti letto, cerca di andare oltre le critiche da social: "Il Villaggio olimpico è stato concepito per avere una lunga vita dopo i Giochi, tenendo conto del suo impatto e del benessere dei suoi utilizzatori finali. La semplicità e l’efficienza hanno guidato la risposta progettuale". Semplicità ed efficienza, su questo puntano i progettisti. Ma non solo. Il basso impatto ambientali è un’altra delle linee guida seguite. "In particolare – continua Koop – l’opera è stata progettata con un’attenzione alla riduzione del carbonio sia nella fase costruttiva sia a regime, restaurando le strutture storiche dello scalo ferroviario e utilizzando una costruzione modulare a basse emissioni di carbonio per gli edifici. Inoltre, gli alloggi degli atleti utilizzeranno gli stessi arredi delle residenze degli studenti, riducendo al minimo gli sprechi e le interruzioni post-evento".
Già, ma quel grigio che ha colpito tanti cittadini, ma in negativo? L’architetto sottolinea che "una volta completato, il disegno architettonico si fonderà anche su uno spazio pubblico vivo e accogliente, con terrazze verdi concepite come spazi per l’aggregazione sociale per gli studenti nella parte alta e un mix di servizi e negozi dedicati al quartiere nella parte bassa. Come ogni villaggio, si tratta di un attento connubio di spazi vecchi e nuovi che si fonderanno, nel tempo, in un unico spazio urbano".
Certo, a pensare cosa c’era lì, nell’ex scalo ferroviario, fino a qualche mese fa, le critiche “cromatiche“ potrebbero anche passare in secondo piano. Sì, perché lo scalo, tuttora, spacca in due il quartiere di viale Isonzo e via Crema da quello più a sud, dall’altra parte dei binari, di via Lorenzini, dove c’è la sede della Fondazione Prada, uno dei nuovi luoghi di Milano più visitati dai turisti. Il progetto di Coima servirà a “ricucire“ i due quartieri, che saranno collegati da una collinetta di verde che passerà sopra una parte della linea ferroviaria, debitamente interrata.
Non solo. Il progetto di SOM comprende, oltre ai sei nuovi edifici residenziali, la trasformazione di due strutture storiche preesistenti – l’ex Squadra Rialzo, un tempo officina dedicata alla manutenzione delle locomotive e l’edificio Basilico – oltre a nuovi spazi pubblici e aree verdi. Dopo i Giochi Invernali del 2026, come detto, il Villaggio olimpico si trasformerà nel giro di pochi mesi in un innovativo spazio residenziale per studenti, sempre a caccia di una sistemazione in città. E la Piazza olimpica diventerà uno dei cuori pulsanti del quartiere, con negozi, bar, ristoranti e servizi a livello strada, oltre a spazi all’aperto dedicati a mercati agricoli ed eventi comunitari. In Coima sono convinti che una volta completati tutti i lavori, quel grigio “sovietico“ sarà meno impattante, dal punto di vista visivo. Appuntamento al febbraio 2026.