Lombardia, volontari nei nidi: la Regione tira il freno

Slitta di un mese il voto sulla delibera contestata dalle educatrici, nasce un gruppo per rivederla. I sindacati: si vada fino in fondo

Il presidio delle educatrici

Il presidio delle educatrici

Milano, 30 gennaio 2020 - Se non è una marcia indietro somiglia molto a una frenata: ieri la Commissione Sanità del Consiglio regionale ha rinviato al 26 febbraio il voto (che era previsto la prossima settimana) sulla delibera regionale che revisiona i requisiti per gli asili nido, contestata martedì da un migliaio di educatori e genitori sotto il Pirellone. La commissione istituirà un gruppo di lavoro sul provvedimento che "dovrà essere ancora sottoposto all’esame" dei consiglieri "per osservazioni e proposte di modifica".

I sindacati – che contestano in particolare l’impiego dei volontari nella "compresenza" all’inizio e alla fine della giornata, l’apertura garantita per minimo 205 giorni all’anno e l’aumento del rapporto educatori/bambini, tassativamente 1 a 8 per qualsiasi fascia d’età – festeggiano: "C’è stato un ripensamento, siamo contenti che i consiglieri regionali abbiano preso consapevolezza degli effetti negativi del provvedimento – dice Lucilla Pirovano della Fp Cgil Lombardia –, e che la mobilitazione abbia dato un primo frutto". "Ora auspichiamo una valutazione approfondita e, se non la sospensione" della riforma, "tutte le necessarie revisioni e miglioramenti", chiariscono Fp-Cgil, Cisl e Uil-Fpl.

Si festeggia anche sui banchi dell’opposizione: "La maggioranza ha riconosciuto le criticità segnalate da noi, dai Comuni e dai sindacati, auspichiamo si riesca ad arrivare a un testo condiviso e migliorato", dice Carmela Rozza del Pd. Elisabetta Strada, dei Lombardi civici europeisti, rimarca l’importanza di "coinvolgere al tavolo l’Anci e gli stakeholder . Lavoriamo tutti insieme per modificare, migliorare e rendere sostenibile questo importante e delicato servizio pubblico".

La consigliera solleva anche un problema di approccio al servizio degli asili nido, "che vengono considerati ancora un’offerta sociale o socio-assistenziale per le famiglie controllata dalle Ats, come se fossero una sorta di “parcheggio“ per i piccoli. È fondamentale invece passare al concetto di servizio educativo", cioè rivolto ai bambini, "in un continuum da zero a sei anni come prevede la normativa nazionale del 2017". Secondo il 5 Stelle Gregorio Mammì la delibera sui nidi – proposta dall’assessore alle Politiche sociali Stefano Bolognini della Lega – va "ridiscussa nella sua totalità, è impensabile basare un atto di riforma di un settore così delicato su presupposti di fatto superati dalla normativa nazionale. La settimana scorsa volevano tagliare risorse alle famiglie che curano in casa le persone disabili gravi, questa settimana pretendono di usare volontari senza preparazione negli asili. Non è mai nelle corde della Lega e del presidente Attilio Fontana ascoltare i diretti interessati e valutare preventivamente l‘impatto dei provvedimenti".

Sulla questione dei volontari interviene duramente anche Paolo Limonta, maestro e neoassessore all’Edilizia scolastica del Comune di Milano: "Con i bambini deve lavorare personale formato, abbiamo delle educatrici con una professionalità altissima: dobbiamo inserire queste figure nelle scuole, non figure prestate da altri settori". 

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