Milano, asilo Gentilino a rischio chiusura. Sulle barricate anche l’ex alunna: “Mi batto perché resti aperto”

Antonia Prigione ha frequentato la scuola dell’Infanzia del Ticinese tra il 1946 e il 1949. In prima linea insieme alle famiglie che protestano perché il futuro del plesso è incerto

Milano – “Giù le mani dal nostro futuro”. “Vive il quartiere se vive Gentilino”. Protesta fuori dalla scuola dell’Infanzia comunale di via Gentilino 4/A, a due passi da corso San Gottardo: alle 8 di ieri i piccoli alunni da 3 a 6 anni con i loro genitori e tanti abitanti chiamati a raccolta dalla Social street (pagina Facebook) San Gottardo Meda Montegani si sono riuniti all’ingresso per chiedere che la scuola resti aperta. Il polo è destinato alla chiusura? Il Comune ha spiegato che "abbiamo limitato il numero dei posti perché a oggi non abbiamo la garanzia di poter garantire la conclusione del percorso per i bambini e le bambine che iniziano a settembre 2024”. Per gli alunni che già frequentano la struttura, “l’impegno è garantire la prosecuzione del percorso”. Il fatto è che l’immobile è di proprietà privata, “l’Amministrazione ha comunicato la disponibilità all’acquisto ma l’interlocuzione è in fase iniziale e non ci sono ancora certezze”. Vanessa Currò, oggi mamma di due bimbe, ricorda che quando da piccola frequentava l’asilo ci fu un’altra protesta dei genitori, legata a lavori di riqualificazione. “Tutto fu risolto e noi piccoli restammo lì”. Adesso la comunità del quartiere ha promosso anche una raccolta firme su Change.org che in un giorno ha superato le 1.300 adesioni

La protesta per salvare l'asilo Gentilino
La protesta per salvare l'asilo Gentilino

Lo scorso 21 febbraio Antonia Prigione ha compiuto 81 anni. "Sono nata mentre a Milano cadevano le bombe". Ne sono passati 75 da quando ha messo piede per l’ultima volta nel "suo" asilo, la scuola dell’Infanzia di via Gentilino 4/A al quartiere Ticinese, e nella sua mente tutto è rimasto come allora: "Ero piccolissima – spiega – e i miei ricordi sono un po’ sbiaditi" come i colori di una vecchia foto. Ma andare con la mente a quegli anni riaccende le emozioni dell’infanzia. "La scuola non va chiusa. Io l’ho frequentata nel lontano 1946 ed era già un’eccellenza, un asilo in un posto bellissimo, che ancora oggi è un palazzo di pregio, un monumento da preservare".

Antonia Prigione ai tempi dell'asilo e oggi
Antonia Prigione ai tempi dell'asilo e oggi

Fino a quando ha frequentato l’asilo?

"Fino al 1949, quando sono andata alla scuola elementare sempre in via Gentilino. Prima ancora, la mia mamma mi portava al nido in via Gola. Lavorava, erano gli anni difficili del dopoguerra, bisognava rimboccarsi le maniche. Io ricordo molto poco, però ho in mente quelle giornate. La mamma mi accompagnava all’asilo e poi andava a lavorare in una ditta di via Magolfa, in un magazzino, e così ha fatto fino agli anni Cinquanta".

Della scuola Gentilino cosa ricorda?

"Che era molto bella. Ai miei occhi di bimba era un posto da favola. Non ricordo particolari come il viso della maestra (neppure il suo nome) o i miei compagni. Però, l’ultimo anno, ci fu una sorta di competizione e io vinsi il premio di “bambina più graziosa“. A pensarci oggi mi viene da sorridere".

E poi cos’ha fatto nella vita?

"Ho lavorato all’Upim, come commessa-tuttofare. Sono stata nella sede di via Torino, di corso San Gottardo, di via Marghera, poi nel centro commerciale Bonola. Nell’asilo non sono più tornata, quindi mi sono rimaste impresse le sensazioni vissute da bambina, che lego all’infanzia. Gli spazi per me sono ancora “enormi“ e forse se andassi oggi non li riconoscerei".

Si è mobilitata su Facebook, scrivendo che la scuola “non va chiusa”. Appoggia quindi la protesta delle famiglie?

"Certo: quell’asilo deve restare aperto, è un servizio fondamentale per il quartiere, in cui ci sono tanti bambini. E lo dico da ex bambina figlia di mamma lavoratrice. Siamo in un’altra epoca ma i bisogni delle famiglie sono gli stessi".

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