Artem Uss evaso, prima della fuga da Milano il braccialetto suonò più di 30 volte: “Malfunzionamento”

La procura ha affidato a un tecnico l’analisi dei numerosi segnali d’allarme partiti dal dispositivo elettronico prima dell’allontanamento dell’imprenditore russo

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A meno di un mese dallevasione di Artem Uss, l’imprenditore russo accusato di spionaggio che il 22 marzo si è allontanato dalla sua abitazione a Basiglio, riuscendo poi a scappare in Russia, emergono nuovi particolari. Uno su tutti: negli oltre tre mesi in cui Uss è stato ai domiciliari l'allarme del braccialetto elettronico è suonato per decine di volte. E ciò, stando a quanto verificato anche da un esperto nell'inchiesta milanese aperta dopo l'evasione, sempre per dei malfunzionamenti dell'apparecchio. 

La Procura che indaga sulla fuga dell'imprenditore russo, infatti, ha chiesto ad un tecnico di analizzare quei  segnali dall'allarme che in quei tre mesi e più (era andato ai domiciliari il 2 dicembre scorso) erano partiti dal braccialetto e avevano anche costretto le forze dell'ordine ad intervenire molto spesso. Il tecnico ha chiarito agli inquirenti che non si sarebbe trattato di tentativi di evasione in nessuno di quei casi, decine e decine, ma di malfunzionamenti del braccialetto, come problemi di connessione. Tra l'altro, pare che questo genere di anomalie siano anche comuni quando si utilizzano questi dispositivi di controllo nei domiciliari.

Da quanto risulta, l'allarme è suonato per malfunzionamenti molto più di una trentina di volte. Poi, quel 22 marzo è scattato alle 13.52 e nell'arco di una quindicina di minuti i carabinieri, allertati dalla centrale operativa, sono intervenuti sul posto, ma dell'uomo d'affari non c'era più traccia. Un intervento rapido e nei tempi, come indicato anche in una relazione della Corte d'Appello milanese inoltrata al Ministero della Giustizia. Intanto, tra le anomalie di questa vicenda resta il fatto che all'imprenditore, figlio di un governatore di una regione siberiana e oligarca molto vicino a Putin, nel momento dell'arresto a Malpensa, il 17 ottobre scorso, non sono stati sequestrati i due cellulari che aveva, anche se gli Usa avevano richiesto quei sequestri ai fini di indagine, ossia per effettuare  le copie forensi dei dispositivi e analizzarli.

Stando a quanto ricostruito dagli atti, il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti il 19 dicembre mandò all'ambasciata Usa a Roma una richiesta di assistenza giudiziaria per l'Italia, ovvero una rogatoria, per chiedere il sequestro dei telefoni, dei dispositivi e delle carte di credito del 40enne. Ambasciata che trasmise la rogatoria al Ministero della Giustizia il 12 gennaio. La rogatoria venne istruita dagli uffici del Ministero, arrivò in Procura a Milano il 17 Febbraio e venne eseguita il 13 marzo, col sequestro da parte della Gdf dei cellulari. Su questi punti il procuratore Marcello Viola ha preparato una relazione per rispondere ad una richiesta di chiarimenti della Procura generale.  

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