
di Andrea Gianni
In Sicilia era noto come "uno che portava lavoro a Milano", patentino per essere "ascoltato dai politici" a Nord e a Sud della penisola. E in Sicilia il faccendiere Ivan Turola contava su contatti politici ad alto livello, tra cui il fratello del presidente dell’Assemblea regionale Gianfranco Micciché, tanto da poter promettere una “spinta“ per fare carriera nella sanità in cambio dell’ingresso della società milanese Fer.Co Srl in quella che era definita come "la gara delle gare", il maxi-appalto siciliano per i servizi di pulizia e integrati in ambito sanitario. Una torta dal valore di 227.686.423 euro al centro di una millimetrica spartizione tra aziende. Ivan Turola, milanese classe 1980, è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta, nell’ambito dell’inchiesta “Sorella sanità“ della Guardia di finanza di Palermo. Le Fiamme gialle gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Claudia Rosini nella sua casa, a Milano. Ma i suoi guai giudiziari sono iniziati due anni fa, quando è finito al centro di un’indagine dei carabinieri su un gruppo di trafficanti e spacciatori di droga attivo in zona Città Studi. Gestiva una cooperativa, la “Green e Clean“, che secondo gli investigatori era una copertura per i pusher. Fino ad allora, quella di Turola era stata una parabola in ascesa. Era stato candidato (non eletto) alle Regionali in Lombardia del 4 marzo 2018 nella lista Noi con l’Italia-Udc. Era riuscito anche a farsi assegnare la carica, nel maggio 2018, di presidente onorario dei City Angels. Il rapporto con l’associazione in prima linea nell’assistenza dei senzatetto a Milano si è interrotto, ma Turola sulla sua pagina Facebook continua a sfoggiare foto in compagnia degli “angeli“ in giacca rossa. Amministratore e socio unico della Consulting Solution Management, che sulla carta si occupa di servizi di marketing, Turola pur non ricoprendo alcun ruolo formale nella compagine della Fer.Co. secondo le accuse si presentava a Palermo come "portavoce" dell’impresa di pulizie milanese con un fatturato di oltre 14 milioni nel 2018 interessata a entrare nella "gara delle gare". Un ruolo che ricopriva, annotano gli inquirenti, "in forza dei rapporti evidentemente intrattenuti anche con il fratello dell’onorevole Micciché". Rapporti che erano, secondo le accuse, la sua moneta di scambio, oltre a presunte tangenti che avrebbe promesso ad alcuni degli indagati.
Turola, oltre ad offrire denaro al responsabile della Centrale unica di committenza della Regione Fabio Damiani per garantirsi gli appalti, si sarebbe anche spinto a segnalare il nome del manager a Guglielmo Micciché, fratello del presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco. Il 29 giugno 2018, durante una conversazione telefonica intercettata dalle Fiamme gialle, Turola spiega a Damiani, che ambiva al prestigioso e lucroso incarico al vertice dell’Azienda Sanitaria Provinciale (Asp) di Trapani, di essere in grado di parlare con la persona che "ha lo stesso nome del paese" e con "Gaetano". Riferimenti, secondo le indagini, ai politici siciliani Gaetano Armao e Giuseppe Milazzo. Damiani ribatte però che "è risaputo che quello che deciderà sarà Gianfranco", cioè Micciché. E Turola organizza l’incontro con suo fratello, Guglielmo, che avviene il 6 novembre 2018 al bar Spinnato di via Principe di Belbonte, a Palermo. Il risultato? Damiani nel dicembre 2018 ottiene l’incarico di direttore generale dell’Asp di Trapani. E la società Fer.Co. sponsorizzata da Turola, milanese con entrature in Sicilia, quattro lotti della “gara delle gare“.