Arrestato padre pedofilo, i video e le chat dell’orrore: "È mia figlia, te la porto"

Per otto anni violenze sessuali sulla bambina. L’uomo viveva in un camper Il giudice: ridotta a un oggetto per soddisfare perversioni, offerta ad altri adulti

Il padre abusava della figlioletta

Il padre abusava della figlioletta

Milano – Prima i video delle violenze sessuali, inviati sulla chat WhatsApp. Poi una proposta che fa rabbrividire: "È mia figlia, porto anche lei (...) Mi raccomando, non fare girare. Per lei non è la prima volta".

Il mittente è il padre di una bambina di 11 anni, la quale avrebbe subìto abusi sessuali dall’uomo da quando aveva appena 3 anni. Il destinatario, dopo aver rifiutato l’offerta di un rapporto con la minorenne, lo scorso aprile ha deciso di sporgere denuncia ai carabinieri consegnando video, foto e messaggi ricevuti. Materiale che ha consentito alla Procura di Milano di avviare un’indagine, coordinata dal pm Giovanni Tarzia, che ha fatto emergere l’orrore: abusi proseguiti per otto anni, che la vittima ha confermato quando è stata ascoltata in audizione protetta.

Il padre, un milanese di 46 anni, tossicodipendente, che viveva in un camper vagando fra i Comuni della Città metropolitana, il Lodigiano e la provincia di Pavia, mercoledì è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale su minorenne aggravata e produzione e diffusione di materiale pedopornografico.

L’uomo, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Guido Salvini, "ha abusato della bambina avvalendosi della propria condizione di genitore" e riducendola a un oggetto. Un "mezzo per la soddisfazione delle proprie perversioni sessuali, introducendola negli incontri a sfondo sessuale che egli stesso intratteneva con gli adulti". Azioni condotte con una totale "assenza di empatia e di scrupoli", tanto da diffondere i video nelle chat con una sorta di "vanto morboso". Il contesto è quello di bambine (la vittima ha anche una sorella maggiore che, ascoltata, ha riferito di non aver subito personalmente violenze) cresciute in una situazione di degrado. Gli abusi, secondo il racconto della vittima ritenuto pienamente attendibile dagli inquirenti, sono iniziati nel 2015. L’uomo, che ha già alle spalle una condanna definitiva per maltrattamenti nei confronti della moglie, dopo la separazione è andato a vivere in un camper, vagando alla continua ricerca di soldi per acquistare eroina e cocaina.

L’allontanamento dalla casa non ha frenato le violenze, che avvenivano quando le figlie andavano a fargli visita ogni 15 giorni. Le sorelle, in queste occasioni, facevano anche attenzione a non portare mai soldi con loro perché "altrimenti il padre li avrebbe rubati" per procurarsi la droga. Abusi proseguiti nel silenzio fino a quando il destinatario dei video - un altro tossicodipendente che l’indagato aveva conosciuto su un sito d’incontri e con il quale in passato aveva avuto una breve relazione - si è rivolto ai carabinieri denunciando l’amico.

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