
PROVOCATORIA Alissa White-Gluz la voce del gruppo stasera all’Alcatraz
Milano, 17 gennaio 2018 - Fra i pesi massimi del metal svedese gli Arch Enemy sono forse quello che più di qualsiasi altro non ha mai smesso di reinventarsi, attraversando cambi di formazione e d’indirizzo con l’unico obiettivo di rimanere aderente ai tempi. Il gruppo di Michael Amott sbarca stasera all’Alcatraz col bagaglio dell’ultimo album «Will to power», uscito lo scorso settembre per una notte ad alto volume carica di promesse. Il titolo del disco è preso da un concetto di Nietzsche - la volontà di potenza sta, infatti, alla base dell’opera del filosofo tedesco assieme a quello del superuomo e dell’eterno ritorno - e, assicura Amott, è stato scelto alla fine del lavoro, perché secondo lui la “Der wille zur macht” (volontà di potenza) aveva molto a che fare con i testi e le intenzioni di questa sua nuova fatica formato cd. “Quando eravamo agli inizi, ogni passo avanti pareva un balzo chilometrico, un salto di anni luce - spiega - Oggi forse i passi in là sono più brevi, ma ci sono sempre, ne sono soddisfatto, facciamo sempre esperienza, e ogni volta ci portiamo a casa qualcosa in più”.
Il prezioso manufatto è il primo con Jeff Loomies alla chitarra. «Quando devi condividere oltre al lavoro anche lo spazio con qualcuno, è fondamentale che questa persona sia apprezzabile pure dal punto di vista umano» ammette Amott. “Con Jeff è andato tutto a meraviglia. È un grande chitarrista ci siamo trovati su tutto, e ci troviamo davvero bene con lui, anche se sono io a comporre sempre la maggior parte della musica degli Arch Enemy perché credo di sapere bene quale debba essere il suono della band”. Trascinati dalla coppia Amott-Loomies e dalla voce della cantante canadese Alissa White-Gluz, ex Agonist entrata in formazione quattro anni fa per rilevare il ruolo dell’indimenticata Angela Gossow passata al management, il quintetto venuto dal freddo rimane un riferimento imprescindibile del circo metal come confermato in estate dallo show vicino Udine in abbinata agli Amon Amarth.
Venire da una piccola formazione non ha rappresentato una difficoltà per me - spiega la White-Gluz - Mi piacciono i grandi palchi. È come una tartaruga in un acquario, più grande è l’acquario più grande diventa la tartaruga, se la lasci in una vaschetta rimane piccola”.
Ci siamo evoluti gradualmente e nell’arco di un ventennio crediamo di essere cambiati moltissimo come persone e come musicisti» racconta il bassista Sharlee D’Angelo - nei nostri dischi c’è la passione che mettiamo ancora oggi in tutto quello che facciamo, anche se la musica di un tempo è completamente diversa da quella attuale. Gli Arch Enemy di oggi sono diversi pure da quelli di ieri”.