Minacce ad Antonio Conte, nel mirino anche lo staff

Lettera con proiettile all’allenatore dell’Inter: frasi contro il preparatore Antonio Pintus. La missiva ha il timbro postale di Firenze

Antonio Conte e Antonio Pintus

Antonio Conte e Antonio Pintus

Milano, 21 novembre 2019 -  Non solo Conte . Nel mirino del misterioso autore della lettera minatoria, recapitata una settimana fa nella sede dell’Inter, è finito anche un importante membro del suo staff: il preparatore atletico Antonio Pintus. Stando a quanto risulta al Giorno, il mittente della missiva, che conteneva anche una cartuccia calibro 22 caricata a pallini, avrebbe preso di mira l’allenatore nerazzurro, i suoi familiari e il cinquantasettenne di origini sarde ma da sempre residente in Piemonte, arrivato in estate ad Appiano Gentile per seguire la prima squadra della società del gruppo Suning.

Pintus è uno dei preparatori più bravi e stimati d’Europa: dopo l’exploit nella Juventus anni Novanta al fianco di mister Marcello Lippi, è passato prima al Chelsea con il manager-giocatore Gianluca Vialli e poi al Monaco con il francese Didier Deschamps, seguito pure alla Juventus nell’anno della risalita dalla Serie B alla Serie A; quindi il West Ham con Gianfranco Zola, ancora Monaco con Deschamps, quattro anni al Palermo e l’esperienza forse più prestigiosa della sua carriera, nel Real Madrid delle tre Champions di fila guidato da Zinedine Zidane. A luglio il trasferimento all’ombra della Madonnina, su espressa richiesta del tecnico salentino, che aveva apprezzato i metodi del “sergente di ferro“ Pintus negli anni da giocatore alla Juve. Il fatto che nella lettera di minacce sia stato citato anche il preparatore atletico infittisce ancor di più il mistero attorno all’autore delle minacce, sul quale stanno indagando i carabinieri del Nucleo investigativo; le accuse ipotizzate nel fascicolo contro ignoti aperto dal capo del pool Antiterrorismo Alberto Nobili sono minacce aggravate e detenzione di munizioni.

Secondo le informazioni a disposizione, la lettera è arrivata nel quartier generale della Beneamata, in viale della Liberazione, nel pomeriggio di giovedì; da lì è scattata la segnalazione ai militari e la successiva denuncia. Di conseguenza, è stato subito attivato un dispositivo di sicurezza per proteggere sia Conte che Pintus, nelle rispettive residenze e nei luoghi da loro abitualmente frequentati, compreso il centro sportivo di Appiano, in provincia di Como: sin dalla serata di giovedì, è stata diramata a tutti gli equipaggi delle forze dell’ordine sul territorio, vale a dire le Volanti dell’Ufficio prevenzione generale e il Nucleo Radiomobile dei carabinieri, la comunicazione relativa all’attivazione della cosiddetta «vigilanza generica radiocollegata» (il più basso tra i livelli di sorveglianza previsti per la sicurezza di un personaggio pubblico), che in sintesi consiste in un passaggio frequente delle pattuglie in servizio nel macrosettore di riferimento nei posti indicati dalla misura, in questo caso l’abitazione dell’allenatore e la sede del club nerazzurro; e lo stesso provvedimento potrebbe essere stato adottato anche nel Comune di residenza di Pintus, nel Comasco. La domanda: chi può aver spedito quella lettera con cartuccia?

Sulla busta c’era il timbro postale di Firenze, anche se non è detto che la missiva sia stata imbucata proprio nel capoluogo toscano. I primi accertamenti hanno fatto emergere che il raid è legato al ruolo di Conte come tecnico dell’Inter, ma che certamente non è da ricollegare alla galassia ultras; tantomeno, pare la convinzione degli inquirenti, non dovrebbero essere coinvolti neppure personaggi vicini ad ambienti criminali. Piuttosto, a entrare in azione potrebbe essere stato un mitomane, attratto dalla notorietà di Conte e dalla sua esposizione mediatica, aumentata nell’ultimo periodo dal suo ritorno in Italia e dall’ottimo inizio di campionato di Handanovic e compagni.

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