Brera, l’antiquaria misteriosa tra teschi e animali riassemblati/ FOTO

Francesca Casati: "Tutto iniziò con uno squalo impagliato asburgico"

Francesca Casati del negozio 'Antichi Vizi'

Francesca Casati del negozio 'Antichi Vizi'

Milano, 7 ottobre 2017 - C'è anche una “Ram’s head”, una testa di montone imbalsamata con inserti preziosi in argento, usata come tabacchiera da fiuto nel XIX secolo e proveniente da un castello scozzese da Antichi Vizi. Questa bottega in via Dell’Orso 12 – zona Brera – è il regno dell’antiquariato esotico, strano e perturbante. Lo gestisce Francesca Casati, 36enne, che lo definisce in due modi. Una «wunderkammer» o «gabinetto delle meraviglie» che era, a partire dalla metà del ‘500 – precisa la Treccani – «l’ambiente di una residenza destinato a raccogliere esemplari rari o bizzarri di storia naturale o artefatti». Ma anche «un negozio di giocattoli per adulti dove si trovano oggetti belli ma perfettamente inutili…»

Signora Casati, come nasce questa avventura?

«Tutto iniziò quando mio padre rilevò uno squalo impagliato, proveniente dalla wunderkammer degli Asburgo... Prima qui sorgeva il suo negozio di pipe e boccali di birra. Nel 2009 ho rilevato la sua attività, aprendo un rifugio per raccoglitori».

Che differenza c’è, scusi, rispetto ai collezionisti?

«Il collezionista ha una passione particolare: ad esempio, la pipa. Il raccoglitore – io stessa lo sono – non ha una predilezione per un solo oggetto ma acquista tutto ciò che gli piace, secondo un criterio “istintivo”. Tutto quello che ho esposto piace in primo luogo a me. Sono oggetti con una “allure” storica: vanno dalla preistoria alla prima metà del ‘900. Il nuovo, la produzione di massa, mi interessa poco».

Cosa si può trovare, varcando la sua soglia?

«Fossili, trofei di caccia, la tassidermia (l’arte di impagliare gli animali, ndr) di epoca vittoriana, maschere africane e tutto ciò che è legato all’etnografia. Teschi che sono, nella maggior parte dei casi, vanitas, per ricordare all’uomo la fragilità della vita terrena. Direttamente dall’aula di scienze tanti animali conservati sotto formalina e ancora teche di insetti».

Quali sono i canali di approvvigionamento degli oggetti?

«Aste, altri commercianti ma anche privati».

Chi è il cliente tipo?

«Prevalentemente uomini, con un’età superiore ai 50 anni, professionisti. Stranieri ma anche molto milanesi che magari posseggono già quasi tutto ma qui trovano ancora manufatti che li stupiscono».

Quali sono gli oggetti più curiosi in assoluto?

«Il “wolperting” bavarese. È un folletto della mitologia tedesca che può essere buono o cattivo. Bisogna trattarlo bene: se lo si guarda con occhio malevole diventa dispettoso. Si crea assemblando animali distinti impagliati. Quello che ho presente in negozio risale alla fine dell’800 e possiede testa di coniglio, corpo e denti di un carnivoro, ali di colombo, corna di capriolo. Di quell’epoca e nazione, mi piace anche la lucertola dissezionata con le sue uova, sotto formalina. In vetrina ho messo la riproduzione in cartapesta di un cuore umano del 1845. E sempre riproduzioni di teschi di ominidi realizzate per un paleoantropologo italiano. Nel passato abbiamo avuto uno scheletro di orso delle caverne lungo due metri…».

Quale oggetto vorrebbe in questo negozio che non ha?

«Un pezzo della collezione, risalente all’800, di molluschi in vetro di Leopold Blaschka, presente solo ad Harvard e al British Museum. Rarissimo».

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