Animali maltrattati e dimenticati

Maria Rita

Parsi

Seppure lmergenze del Paese, in primo luogo la crisi energetica e contestualmente economica, consiglino di concentrare le attenzioni sui problemi e sui drammi degli umani, alcuni fatti di cronaca avvenuti nelle ultime settimane impongono che si parli anche di animali. Mi riferisco in particolare ai casi di Benevento, Polistena, Terlizzi. Protagonisti: gruppi di ragazzi annoiati. Vittime: gatti seviziati, torturati, bastonati, bruciati, uccisi. È la violenza delle baby gang che si riversa sugli animali, denuncia l’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente. Pur non potendo sposare appieno questa tesi, in mancanza di dati e studi specifici, va rilevato che le modalità – aggressioni in branco (branco umano!) ai danni di vittime indifese, atti di sadismo accompagnati da scherno e risate, riprese via telefonino che immortalano la (ig)nobiltà del gesto e loro diffusione sui social – sono le stesse. Il fatto che i video vengano condivisi migliaia di volte, divenendo perciò - mai termine fu più corretto – virali, ovvero portatori di un’infezione che si diffonde in maniera rapida e incontrollata, innesca poi il rischio di emulazione. Tanto più se qualche sindaco, pur condannando fermamente l’accaduto, definisce una “scempiaggine” il lancio di un gattino nel vuoto, come avvenuto a Polistena. No, non è una stupidaggine, è un “crimine” e come tale, con tutte le attenuanti del caso riconducibili alla giovane età degli autori e alle loro fragilità, da valutare. Così come da valutare è la portata e la profondità del contagio emotivo, slatentizzato dalla pandemia e dalle relative politiche di chiusura e contenimento, che può palesarsi anche attraverso la rabbia, la violenza e il vandalismo, inflitti a persone, animali, beni pubblici e proprietà private, o anche verso se stessi. Al moltiplicarsi delle segnalazioni di maltrattamenti, corrisponde una accresciuta sensibilità da parte dell’opinione pubblica verso tali esecrabili comportamenti ai danni degli animali e più in generale nei confronti del loro benessere: ne sono testimonianza le mobilitazioni per gli ospiti della Sfattoria degli ultimi a Roma o per i cinghiali del Parco della Maggiolina a La Spezia. Una solidarietà naturale, a leggere l’intervista del biologo Carl Safina, autore del recente libro “Animali non umani”: “Gli animali non sono umani. Ma gli esseri umani sono animali. È scientificamente dimostrato che alcuni animali sperimentano amicizia, amore, gioia e altruismo. Per alcune specie quei sentimenti e comportamenti specifici di amicizia, amore, gioia, altruismo sono quasi certamente molto simili ai nostri, perché si verificano in contesti simili per ragioni simili e hanno conseguenze simili. Alcuni animali sono più intelligenti di quanto pensiamo e molti esseri umani, interi Paesi, sono meno intelligenti di quanto ci piaccia pensare. Per esempio non abbiamo mai capito come vivere in pace, giustizia e libertà”. Non c’è quindi da stupirsi se la politica appare silente sul tema dei loro diritti in questa campagna elettorale. Come nelle precedenti. Ai primi di agosto quindici associazioni animaliste hanno pubblicato il manifesto “Anche gli animali votano”, un programma per le elezioni 2022 indirizzato a partiti, candidati premier e candidati al Parlamento che si fonda sul principio della protezione e della tutela degli animali. Nel momento in cui scriviamo, è bene segnalare perlomeno l’incontro tra Giuseppe Conte e le associazioni animaliste. A colmare la semiafasia della politica è giunto la scorsa settimana il Papa, il cui intervento, però, ha finito per scontentare gli animalisti più della limitata attenzione degli aspiranti deputati e senatori. Il Santo Padre ha denunciato la scelta di quanti “invece dei figli preferiscono avere cani, gatti, che è un po’ l’affetto programmato”. Se da un lato il suo appello risulta comprensibile (secondo i dati Istat il 2021 ha segnato il numero minimo di nascite dall’unità d’Italia), dall’altro il rapporto Eurispes 2022 rileva come a possedere animali di affezione in casa sono soprattutto le famiglie con figli. Con tutta la stima sincera e l’ammirazione che Francesco merita, più che queste sue parole sento vicine quelle attribuite a Abraham Lincoln: “La religione di un uomo non vale molto, se non ne traggono beneficio anche il suo cane

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro