
Andrea Pirlo
Milano, 4 marzo 2018 - È il giorno del derby, e Andrea Pirlo l’ha vissuto con entrambe le maglie. Tempi passati, quelli del calcio. Lontani quelli dell’Inter, dal ‘98 al 2000, più vicine e felici le stagioni rossonere, fino al 2011. Oggi quello che è considerato uno dei più grandi centrocampisti della storia del calcio italiano ha deciso di dedicarsi ad altro, abbastanza per non volersi esprimere su ciò che riguarda il pallone, a Milano o altrove. Ancor di meno in una serata, organizzata al Just Cavalli di Milano, nella quale ad aver risalto è una seconda passione, quella per il vino. Insieme a Roberto Ravelli, responsabile commerciale dell’azienda, presenta una degustazione della sua casa vinicola, la Pratum Coller, accompagnata dai piatti dello chef Fabio Francone.
È tornato nella Milano che l’ha vista protagonista per tanti anni.
«Le persone che si occupano della mia azienda mi hanno chiesto di presenziare e devo dire che lo faccio molto volentieri. Il vino è una passione di famiglia, abbiamo sempre avuto dei vigneti. Pian piano ne abbiamo acquistati altri e poi una cascina, fino a farne sempre di più».
Contento di tornare in città?
«Ho vissuto qui dodici anni, la conosco abbastanza bene. Una città splendida, che ti offre di tutto. C’è solo il piacere della scelta».
Anche a livello enogastronomico?
«Assolutamente. Ha raggiunto livelli mondiali, gli stessi di Londra, Parigi, New York. Una grandissima città, grazie anche al rinnovamento che c’è stato negli ultimi anni. È sempre bello venirci».
Ha notato dei cambiamenti tornando qui dopo i tre anni passati negli Stati Uniti?
«Mi è difficile dirlo, perché in realtà ci venivo spesso anche quando giocavo dall’altra parte del mondo».
Ha avuto modo di dar seguito alla sua passione per il vino anche negli States?
«Vino di qualità ce n’è da ogni parte del mondo. Devo dire che quelli californiani sono molto buoni».
Tornerebbe a vivere a Milano?
«In questo momento sono tornato a Torino. In ogni caso mi sono tenuto al di fuori da questa città, ma non troppo lontano».
Cosa ricorda della Milano che ha trovato quando è passato all’Inter, vent’anni fa?
«Era ugualmente bella, ma non ancora a livello delle altre capitali europee. Lo è diventata con gli anni, evolvendosi in una delle città più belle d’Italia. A livello di cultura e opportunità credo sia la più importante per poter lavorare».