MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

Ambrogino, ma arrestato per droga: il caso Poggi scuote Palazzo Marino

Giornalista in manette nel 2008, ma in Comune non lo sapevano

Vladimiro Poggi, 43 anni

Milano, 18 novembre 2017 - Un premiato con l’Ambrogino d’oro con un arresto per droga alle spalle? Sì, nell’elenco delle civiche benemerenze edizione 2017 c’è, si tratta del giornalista Vladimiro Poggi, 43 anni, piacentino di nascita, milanese d’adozione, proposto dalla Lega tra le 15 medaglie d’oro che saranno consegnate dal sindaco Giuseppe Sala e dal presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolè il 7 dicembre al Teatro Dal Verme.

Ma torniamo all’arresto sopra citato. Ecco i fatti. L’8 novembre del 2008 Poggi, allora presentatore televisivo su Primarete e assessore alla Sicurezza nel Comune di Caorso, in provincia di Piacenza, viene fermato in auto durante un controllo dei carabinieri di Rivergaro mentre è alla guida della sua auto, una Citroen Xsara Picasso, e consegna spontaneamente una dose di cocaina di un grammo ai militari. I carabinieri decidono di perquisire la macchina, a quel punto Poggi consegna loro un involucro con altri 6,5 grammi di cocaina e finisce in manette con l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio. Dopo due giorni di detenzione nel carcere di Piacenza, Poggi viene liberato, si dimette da assessore alla Sicurezza di Caorso e riprende la sua trasmissione televisiva su Primarete dicendo le stesse parole che Enzo Tortora pronunciò in tv dopo l’assoluzione per l’accusa di spaccio: «Dunque, dove eravamo rimasti?». Il 18 dicembre del 2009, il gip Gianandrea Bussi dispone il «non luogo a procedere» nei confronti di Poggi per l’accusa di spaccio di cocaina, ma il giornalista viene segnalato alla Prefettura come assuntore di sostanze stupefacenti. E siamo ai giorni nostri. Mercoledì scorso Poggi è stato scelto tra le 15 medaglie d’oro da premiare il 7 dicembre per i suoi meriti da giornalista, in particolare per "Milano Trash", in onda tutti i mercoledì alle 22.15, una trasmissione che si occupa di denunciare le situazioni più degradate nel capoluogo lombardo.

La Commissione per le civiche benemerenze, però, non sapeva nulla del suo arresto al momento della riunione finale. Non solo. L’Ufficio di presidenza presieduto da Bertolè ha fatto una proposta, 10 nomi per le medaglie d’oro e 12 per gli attestati, in cui il nome di Poggi non c’era. È stata la conferenza dei capigruppo a votare la lista con il nome del giornalista. Opportuno o no premiare Poggi con l’Ambrogino d’oro? «Non conoscevamo l’episodio dell’arresto di Poggi al momento della decisione – sottolinea Bertolè –. Se l’avessimo saputo, ragioni di opportunità avrebbero spinto i componenti della Commissione ad altre riflessioni». Il capogruppo della Lega Alessandro Morelli, colui che ha proposto Poggi per l’Ambrogino, sapeva dell’arresto, ma ha deciso di presentare lo stesso la candidatura: «Quella vicenda si è risolta nel nulla, è stato un errore di gioventù. Poggi non è un trafficante di droga, è un giornalista che si sta occupando bene di Milano». Intanto Basilio Rizzo (Milano in Comune) si chiede polemicamente: «Ma com’è possibile che a un giornalista di una televisione locale come Poggi sia stata data la medaglia d’oro e una giornalista della Rai come Daniela Cuzzolin solo un attestato? C’è stata disparità di trattamento e, peggio ancora, a discapito di una donna». Candidatura di Poggi in bilico? L’unico a poter intervenire a posteriori per revocare una civica benemerenza è il sindaco Giuseppe Sala. Cosa deciderà di fare?

massimiliano.mingoia@ilgiorno.net