L'INIZIATIVA DEL GIORNO L’Ambrogino ai ferrovieri: in poche ore 200 lettori firmano la nostra petizione

Sicurezza sui treni, Balotta: ci vuole organizzazione FIRMA ANCHE TU LA NOSTRA PETIZIONE di Gabriele Moroni

Aggressione al capotreno

Aggressione al capotreno

DUECENTO adesioni in pochissime ore. È stata accolta con deciso favore dai lettori la proposta, lanciata da «Il Giorno», di assegnare l’Ambrogino d’oro ai due ferrovieri aggrediti dal machete. Ieri abbiamo lanciato on line l’idea, e da ieri appunto attraverso alcuni semplici passaggi è possibile aderire all’iniziativa. In poche ore la petizione è stata sottoscritta da duecento persone, e minuto dopo minuto altre se ne stanno aggiungendo. Sono lettori de «Il Giorno» e de «Ilgiorno.it», la testata on line del nostro quotidiano. Giovani soprattutto, ma non solo. Firmano da Milano, da Monza, dai principali comuni della Lombardia. Ma adesioni sono arrivate anche dagli Stati Uniti, da Dublino, dalla Francia. Ciascuno pronto a metterci la faccia, il nome. Tutti determinati a fare in modo che i due capitreno, brutalmente aggrediti lo scorso 11 giugno da una gang di lations sul treno che da Expo stava raggiungendo Milano, siano tenuti nella massima considerazione dalla commissione che si occuperà delle aggiudicazioni delle civiche benemerenze. Uno, Riccardo Magagni, fu colpito alla testa. L’altro, Carlo Di Napoli, fu ridotto in fin di vita da un giovane (poi arrestato) che con un machete quasi gli staccò il braccio. Solo grazie a una operazione molto difficile i medici sono riusciti a riattaccarglielo. Ora sta molto meglio, ma la riabilitazione sarà lunga e dolorosa. Aderire all’iniziativa de «Il Giorno», sottoscrivendo la petizione, è molto semplice e immediato. Ai nostri lettori basta digitare l’indirizzo internet http://petizioni.quotidiano.net/ambroginodoro/ e autenticarsi con il proprio profilo Facebook. Con pochi clic è possibile lasciare la propria testimonianza di vicinanza alla causa.

FIRMA ANCHE TU LA NOSTRA PETIZIONE

Milano, 27 settembre 2015 - È stato il segretario storico della Fit-Cisl regionale. Adesso Dario Balotta è il responsabile per i trasporti di Legambiente Lombardia.

Balotta, l’iniziativa del Giorno per l’Ambrogino d’oro ai due ferrovieri aggrediti con il machete sta riscuotendo consensi quasi unanimi. «È sicuramente una iniziativa pregevole per due motivi. Primo. Riconoscere il merito a questi due ragazzi che hanno svolto la loro attività professionale fino al punto di essere oggetto di una aggressione armata. Secondo. Riproporre il tema della sicurezza. Un tema, però, che non è mai da disgiungere da quello della efficienza del servizio».

In quali termini? «Facciamo il caso di un treno di otto carrozze in viaggio alle dieci di sera, quando la domanda è nettamente calata. Non accade da nessuna parte. Chi sale su un treno vuoto, di notte, lo fa con paura. E un solo ferroviere non riesce a controllarlo tutto. L’efficienza della organizzazione dovrebbe dire che alle dieci di sera non servono otto carrozze, ne servono la metà. Il problema della sicurezza non è solo di vigilanza ma anche di organizzazione». 

Cos’altro in tema di organizzazione? «I filtri nelle grandi stazioni. A Milano Centrale, Roma Termini, Firenze, si accede ai binari solo se si è provvisti del titolo di viaggio. Le videocamere. Nel Nord Europa, sulla rete suburbana, in molti casi c’è solo il macchinista. Questo perché sulle carrozze sono installate le videocamere, così come ci sono nelle stazioni. E c’è una centrale operativa che controlla 24 ore su 24».

Sono utili i vigilantes a bordo? «Intanto vorrei sottolineare che con i costi per i vigilantes si arriverà a una ventina di milioni di euro. I vigilantes sono stati una reazione epidermica, non una cosa pensata. Secondo i miei calcoli, i vigilantes viaggiano su oltre cento convogli. Le ferrovie ci hanno messo 40 anni per ridurre il personale a bordo da quattro unità, macchinista, aiuto macchinista, capotreno e bigliettaio, a due, macchinista e capotreno. Adesso abbiamo capotreno, macchinista e due vigilantes. Non era meglio lasciare i quattro ferrovieri di una volta? In questo contesto di risparmio di risorse e di tagli al trasporto pubblico, quella dei vigilantes è stata una decisione molto superficiale e demagogica».

Allora niente vigilantes? «Ne metterei meno e spenderei le risorse per la tecnologia, la cosa che serve di più a Trenord».

Non possono servire da deterrente? «Con la risposta dei vigilantes è come se l’azienda dicesse: guardate, andiamo male con i treni ma sulla sicurezza ci siamo. Cosa fanno? Mettono vigilantes su tutti i treni? La vigilanza vera è nelle videocamere, nei blocchi agli ingressi, nei treni accorciabili». gabriele.moroni@ilgiorno.net

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