L'INIZIATIVA DEL GIORNO L’Ambrogino ai ferrovieri aggrediti col machete: anche i pendolari dicono sì

Mambretti: «È giusto. Sui convogli più agenti. Il personale ogni giorno è sottoposto a angherie. E ovviamente anche noi corriamo gli stessi pericoli. Bisogna intervenire» FIRMA ANCHE TU LA NOSTRA PETIZIONE di Gabriele Moroni

Il treno su cui viaggiava Carlo Di Napoli, nel riquadro a sinistra, con il collega Riccardo Magagnin

Il treno su cui viaggiava Carlo Di Napoli, nel riquadro a sinistra, con il collega Riccardo Magagnin

UN CORO di consensi e di adesioni alla proposta del Giorno di candidare alla Civica benemerenza, meglio conosciuta come Ambrogino d’oro, i due giovani ferrovieri Carlo Di Napoli e Riccardo Magagnin, feriti a colpi di machete da una gang di latinos l’11 giugno, alla stazione di Villapizzone. Carlo, 32 anni, ha rischiato di perdere un braccio, quasi amputato dal machete, e giovedì è stato sottoposto ad un nuovo intervento chirurgico. Riccardo, 31 anni, è stato percosso e ferito e sta ora cercando di riprendere la sua attività di lavoro. L’iniziativa del Giorno sta raccogliendo adesioni pressoché unanimi da politici, amministratori, cittadini che ogni giorno prendono il treno. Un consenso di cui ringraziamo e che ci incoraggia ad andare avanti nella nostra iniziativa. Da oggi anche i lettori possono aderire alla petizione. Abbiamo predisposto una scheda on line all’indirizzo internet http://petizioni.quotidiano.net/ambroginodoro/ . Aderire è semplice, basta autenticarsi attraverso il proprio profilo Facebook. In questo modo anche i cittadini potranno far sentire la loro voce.

Milano, 26 settembre 2015 - Matteo Mambretti è una della «voci» del pendolarismo in Lombardia come rappresentante dei viaggiatori alla Conferenza regionale del trasporto pubblico locale (in pratica il tavolo di confronto fra la Regione e chi prende il treno) e portavoce dei pendolari della linea Milano-Asso.

Mambretti, Il Giorno ha lanciato una campagna per l’Ambrogino d’oro ai due ferroviari aggrediti con il machete.  «Un’ottima idea. Si tratta di persone aggredite mentre facevano il loro lavoro. È giusto riconoscere il merito. Può essere anche un modo molto positivo per fare sentire la vicinanza della popolazione a questi ferrovieri e anche ai loro colleghi che hanno subito e subiscono aggressioni di ogni tipo».

Le aggressioni proseguono? «Se ne verificano tutti i giorni, anche solo verbali. Non finiscono in cronaca, non hanno l’enorme gravità del caso del machete, ma ci sono. Il personale è sottoposto quotidianamente a violenze. Ovviamente i viaggiatori corrono gli stessi pericoli».

Negli ultimi tempi non si è notato un miglioramento degli standard di sicurezza? «Un miglioramento parziale sicuramente. L’immissione dei 150 vigilantes non è stata indifferente. Ma non si può dire assolutamente che questa sia stata la soluzione del problema».

Che provvedimenti suggerirebbe? «Più d’uno. Tante piccole azioni per ottenere dei risultati. Come una maggiore presenza del personale addetto alla controlleria, eventualmente affiancato dalle forze dell’ordine. Già una presenza costante del personale sarebbe importante. Con un distinguo».

Quale? «Quello fra la microcriminalità e una criminalità più organizzata. Per la prima la presenza del personale può essere un grosso deterrente. Quando invece si hanno di fronte personaggi pericolosi, l’intervento non spetta né all’azienda, né al personale, né a una vigilanza privata messa lì come per una campagna elettorale. È una risposta di ordine pubblico che deve essere data dalle forze di polizia».

Cosa vorrebbe dire a Carlo e Riccardo? «Ho la fortuna di potere parlare con loro. In bocca al lupo, un grande augurio di ristabilirsi presto, tre parole: “Siamo con voi“». gabriele.moroni@ilgiorno.net

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