
Amazon (De Pascale)
Lavoratori di Amazon sul piede di guerra, perché il boom dell’e-commerce sta facendo registrare profitti stellari ma "non ha migliorato le condizioni" di chi opera dietro le quinte, nei magazzini o sui furgoni. Lavoratori delle pulizie che ieri hanno scioperato, contro il blocco del contratto nazionale multiservizi, paghe da fame e tagli nonostante si occupino di mansioni ancora più essenziali nell’emergenza sanitaria, anche in ospedali e residenze per anziani dove è dilagato il contagio. Sono solo alcuni dei settori sotto pressione da mesi dove sta esplodendo la protesta: il lavoro non manca, ma il problema sono le condizioni. "Abbiamo chiesto ad Amazon un aumento dei buoni pasto elettronici per far fronte alle spese ed un riconoscimento premiale per questo periodo di picco intenso di attività – spiega il segretario della Filt-Cgil Lombardia Emanuele Barosselli – abbiamo inoltre avanzato la proposta di un premio di produzione annuale che vada ad integrare lo sforzo produttivo". Tutte richieste rispedite al mittente dalla multinazionale fondata da Jeff Bezos che, spiega il sindacalista Alessio Gallotta, è "troppo avida per restituire ai propri dipendenti una parte degli immensi guadagni". Per questo i dipendenti sono entrati in stato di agitazione e nei prossimi giorni si riuniranno in assemblea per valutare un eventuale sciopero, anche in vista di un picco di consegne durante le feste. Proteste già da tempo in corso anche nella galassia delle società che si occupano delle consegne per conto del colosso dell’e-commerce, che in seguito alla pandemia ha registrato un aumento dei volumi del 30%.
Cambiando settore, i problemi non cambiano. Ieri hanno incrociato le braccia i lavoratori delle pulizie in appalto, nell’ambito della mobilitazione indetta da Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs. E a Milano i sindacati si sono scagliati contro Milano Ristorazione Spa, la società controllata da Palazzo Marino che gestisce le mense scolastiche, accusata di aver tentati di "boicottare lo sciopero". Secondo i sindacati avrebbe preteso "dalle aziende appaltatrici di aumentare il numero dei lavoratori obbligati a prestare servizio nelle scuole rispetto a quello già individuato dalle aziende stesse". Un numero superiore rispetto anche a quello stabilito per garantire il servizio negli ospedali.
Andrea Gianni