ROBERTA RAMPINI
Cronaca

"Altro impianto? Abbiamo già dato". Pero dice no alla frazione umida

Nell’area del depuratore Cap Holding vuole realizzare una struttura per produrre energia dai rifiuti. I comitati Copernico e Salute si oppongono: "Chiederemo che la Via consideri la nostra contrarietà".

"Altro impianto? Abbiamo già dato". Pero dice no alla frazione umida
"Altro impianto? Abbiamo già dato". Pero dice no alla frazione umida

"I cittadini di Pero hanno già versato un tributo sostanzioso sull’altare di impianti industriali di trattamento dei rifiuti, tangenziali, autostrade e altre fonti di inquinamento. Ora basta, non vogliamo l’impianto per il trattamento della Forsu (frazione organica dei rifiuti solidi urbani) e chiederemo che la Valutazione d’impatto ambientale prenda in considerazione la nostra contrarietà". I comitati Copernico e Salute Pero dichiarano guerra all’impianto che il gruppo Cap vorrebbe realizzare nell’area del depuratore di Pero.

I due comitati, attivi da anni sul territorio in difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini, da giorni stanno distribuendo un volantino per informare e sensibilizzare i cittadini e domenica 24 saranno presenti all’evento Pero in festa con un banchetto sul Sempione per raccogliere le firme dei cittadini in calce alle osservazioni che presenteranno nell’ambito della Via. Il progetto è noto: nell’area del depuratore Cap Holding vuole costruire un impianto di trasformazione in energia degli scarti umidi e agro-alimentari pari a un massimo di 25mila tonnellate all’anno per i rifiuti liquidi agroalimentari e 40mila tonnellate all’anno per quanto riguarda la Forsu. "Questo significa che i rifiuti saranno trasportati da oltre un centinaio di camion al giorno – spiegano –. Il tutto si aggiunge al fatto che da 7 anni sopportiamo molestie olfattive e che il problema non è ancora stato risolto, e alla presenza del depuratore che dal 2014 riceve anche i reflui fognari che prima erano gestiti dal depuratore di Varedo. Ne arrivano a 155mila metri cubi al giorno, provenienti dai Comuni del nordovest milanese".

L’elenco si allunga con l’aggiunta di Silla 2, "questo impianto di incenerimento dei rifiuti tratta e brucia fino a 550mila tonnellate l’anno di rifiuti con il continuo viavai di camion in entrata e in uscita". Ma ci sono anche il vecchio Silla 1, impianto di trasferimento di rifiuti organici e trattamento terre di spazzamento di Milano e di una quindicina di Comuni, il fiume Olona che, nonostante i depuratori, periodicamente è fonte di cattivi odori. E tutt’intorno c’è una fitta rete viaria, dall’autostrada A4 alle tangenziali, su cui transitano ogni anno milioni di auto e camion.

"La superficie del nostro Comune è consumata per l’84% circa, (dieci anni fa era il 75%), ben oltre il limite necessario della ‘rigenerazione’ naturale – spiega Alberto Panigutti del gruppo Copernico –. Nessun piano industriale, per quanto vantaggioso economicamente ed energeticamente può prevalere sul diritto alla salute dei cittadini". I comitati cittadini chiederanno che nell’iter di valutazione d’impatto ambientale non solo vengano rispettati gli standard tecnici, "ma soprattutto applicato il principio di precauzione e che si dia la priorità assoluta alla salute e alla qualità della vita delle persone che vivono e lavorano in quest’area".

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