MARCO LAMBERTI
Cronaca

Strage sulle Alpi, i morti sono 7. Il superstite: "Non dovevamo partire"

"Gita troppo difficile. Solo il mio gps era ok". Sei le vittime italiane

Tommaso Piccioli, l'architetto che si è salvato sulle Alpi

Milano, 3 maggio 2018 - Conta una nuova vittima la sciagura causata dalla tempesta che ha sorpreso un gruppo di 14 alpinisti a 3.270 metri di quota lungo la traversata da Chamonix a Zermatt, sulle Alpi svizzere. Ieri pomeriggio è morta in <WC1>ospedale anche Francesca Von Felten, 42 anni, di Parma. Il numero delle persone morte assiderate dopo aver trascorso all’addiaccio la notte tra domenica e lunedì sale così a 7, tra cui 6 italiani. Il nome della sesta vittima è stato invece reso noto ieri mattina: si tratta di Andrea Grigioni, 45 anni, di Lurate Caccivio (Como), infermiere in una clinica ticinese. Gli altri sono la guida alpina Marco Castiglioni, 59 anni, comasco ma residente in Svizzera; sua moglie Kalina Damyanova, 52 anni, che con lui gestiva l’agenzia di escursioni Mlg Mountain a Chiasso; tre persone di Bolzano, Elisabetta Paolucci, 44 anni, insegnante, Marcello Alberti, 53 anni commercialista e sua moglie Gabriella Bernardi, 52 anni, responsabile risorse umane alla Thun.

Le loro salme, dopo il nulla osta arrivato ieri dalla magistratura elvetica (che ha aperto un fascicolo, per ora senza ipotesi di reato), potranno rientrare in Italia. Dove il mondo dell’alpinismo si interroga sulle cause e le responsabilità della tragedia, non senza spunti polemici. Ad innescarli è proprio uno dei superstiti, l’architetto milanese Tommaso Piccioli: «Era una gita difficile, che non si doveva fare. Non era neanche da pensarci – ha dichiarato – ma io mi sono fidato della guida. Ci siamo persi  più volte. Ho portato avanti il gruppo io, perché ero l’unico ad avere un gps funzionante, fino a che siamo arrivati in un punto in cui non vedevamo nulla e non si poteva più andare avanti». Una catena di errori, per Piccioli, continuata anche quando è arrivata la notte: «Non abbiamo fatto quello che dovevamo: fermarci in un punto riparato e scavare un buco. Io sono sopravvissuto grazie alla mia esperienza. Ho cercato di non addormentarmi:se ti addormenti sei finito. Bisogna muoversi, respirare e solo pensare di non morire. Ogni tanto mi veniva la voglia di lasciarmi morire, ma pensavo a mia moglie e ce l’ho fatta».