Gli allenatori e i minorenni: "In aumento gli abusi sessuali"

Il giudice Pendino: più denunce che in passato, il dialogo con le istituzioni sportive funziona. Il 99,9% delle vittime di violenza lascia l’agonismo e ha problemi nella vita

Ragazzini prima della partita

Ragazzini prima della partita

La paura di denunciare gli abusi. Il rapporto minorenne-allenatore esposto a facili fraintendimenti e a richieste di favoreggiamenti nel momento in cui la figura della guida sportiva si sostituisce a quella del genitore. La disponibilità ad ascoltare e anche accogliere racconti dolorosi, senza giudicare. L’impegno affinché nessuna ragazza e nessun ragazzo debbano vivere situazioni di violenza, fisica o verbale, nella vita di tutti i giorni e nell’ambiente in cui praticano attività sportiva. Soprattutto, la responsabilità di federazioni sportive nel portare avanti efficaci campagne di formazione all’insegna di un’educazione sportiva e di una sensibilizzazione nei confronti delle diverse declinazioni della parola abuso. Sono queste le tematiche delineate nel corso dell’appuntamento “Insieme contro gli abusi nello sport’’, svolto nella Sala Alessi di Palazzo Marino e promosso dall’associazione “ChangeTheGame’’, fondata da Daniela Simonetti e Alessandra Marzari, con il patrocinio del Comune, che ha visto la partecipazione degli enti sportivi che operano sul territorio milanese e dei loro rappresentanti, dirigenti e tecnici, oltre che di ragazzi, ragazze e famiglie in un dibattito costruttivo.

L’assessore comunale allo Sport Martina Riva spiega: "Credo sia doveroso nei confronti di tutte le ragazze e i ragazzi che hanno subito qualsiasi forma di maltrattamento o abuso nell’ambito delle loro esperienze sportive. Vogliamo sappiano che non sono loro ad aver sbagliato, che non devono avere paura del giudizio del mondo adulto rispetto alle violenze subite, che le loro storie possono essere di aiuto a tanti coetanei e a tutto il mondo dello sport". I bambini che praticano sport dormono meglio, sviluppano una più importante coscienza di se stessi, delle regole della convivenza sociale oltre a capacità d’iniziativa, eppure è proprio all’interno di questo ambiente che prolifica il maggior numero di situazioni di rischio per loro. È quanto emerge anche dalle dichiarazioni di Paola Pendino, magistrato del Tribunale di Milano: "Dal 1991 mi occupo solo di penale e di reati di cui sono vittime le cosiddette fasce deboli, quindi stalking, pedopornografia, traffico illecito di contenuti digitali, prostituzione minorile, revenge porn, ma da qualche anno abbiamo registrato un aumento di denunce per questo tipo di illeciti proprio in ambito sportivo, in particolar modo di abusi sessuali. Oggi per fortuna per garantire il dialogo e la collaborazione tra giustizia ordinaria e sportiva è stato sottoscritto un protocollo che prevede lo scambio informativo tra le due istituzioni in modo da snellire i processi e velocizzare l’applicazione dei provvedimenti".

Il 99,9% dei ragazzi e delle ragazze che denunciano le violenze, fisiche, emotive o sessuali che siano, si sentono costretti a lasciare lo sport, i propri sogni e spesso anche un’opportunità di affermazione a livello sociale ed economico. La proposta concreta avanzata da “ChangeTheGame’’ si inserisce proprio in questo grande vuoto che deve essere ancora colmato dagli addetti ai lavori, dai collaboratori fino ai più alti esponenti della catena: "Cosa possono fare le società sportive? La formazione dei tecnici e dei dirigenti è fondamentale, raccontare e prendere posizione altrettanto. È per questo motivo che abbiamo dato vita ad un decalogo che è una sorta di codice rosso per lo sport a tutela dei minori e della donne e che promuove la consapevolezza all’interno del mondo sportivo. Per esempio credo che sia fondamentale inasprire le pene per gli illeciti contro i minori ad almeno dieci stagioni sportive e allo stesso tempo vietare il ricorso al patteggiamento senza colpevolezza per i casi di abusi e violenze", ha commentato Alessandra Marzari, presidente del Consorzio Vero Volley.

Nel concreto “ChangeTheGame’’, ha già realizzato delle pubblicazioni come il “Manuale per la consapevolezza contro gli abusi sui minori nello sport per i genitori’’, oppure l’opuscolo “Educare alla consapevolezza contro gli abusi sessuali nello sport’’, destinati agli operatori del mondo sportivo. "La vittima deve sapere che dall’altra parte c’è qualcuno che davvero raccoglierà la sua denuncia e la ascolterà e questo in Italia accade ancora molto poco. Perché se penso di poter denunciare un abuso, una violenza o comunque una forma di disagio e non sono sicura che dall’altra parte ci sia qualcuno che mi ascolta e raccoglie la mia testimonianza, faccio fatica ad assumermi quella responsabilità di raccontare", ha concluso Paola Pendino.

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