
Alle radici della crisi "Sui locali c’è uno stigma: sono esclusi dalla cultura Due anni di stop si pagano"
La crisi delle discoteche passa anche dalla loro reputazione. "In Italia c’è un pregiudizio e uno stigma pesante sulle discoteche come luogo di perdizione. Sono l’unico posto dove si ascolta e si produce musica che non venga assimilato alla cultura. Le conseguenze sono anche pratiche, con l’esclusione del codice Ateco dei locali da ballo dai bandi pubblici aperti ai pubblici esercizi. In Germania o nel mondo anglosassone il discorso è assai diverso: i locali di qualità sono assimilati a punti di riferimento culturali e considerati un patrimonio della città da tutelare", rimarca Carlo Squeri, segretario di Epam, l’associazione dei pubblici esercizi di ConfCommercio.
Partiamo dai numeri. Secondo i dati della Silb Fipe, nel 2019 a Milano e provincia c’erano 89 discoteche, addirittura più che nel 2013 quando erano 85. Nel 2022 se ne contano 61. Insomma, un club su tre è scomparso nell’area metropolitana.
"Mi pare chiaro che si paghino le conseguenze della scelta di aver tenuto chiuso per quasi due anni le discoteche, il settore più colpito in assoluto dalle restrizioni anti-Covid".
Secondo i gestori la domanda di ballare inevasa dai club in quel periodo avrebbe favorito anche il proliferare dell’abusivismo, un fenomeno che tuttora perdura.
"È utile farei dei distinguo fra chi fa abusivismo e chi no. Se parliamo di ristoranti ce ne sono alcuni che hanno regolare licenza per il trattenimento danzante. Altri non ce l’hanno ma allestiscono un semplice dj set dove non si balla. Sulle location in affitto è sempre legittimo organizzare un evento privato. Ben diverso è il caso in cui siano previste attività commerciali, con tanto di biglietto e pubblicità sui social. Lo stesso dicasi per i circoli privati che rappresentano una situazione annosa. Ad ogni modo il problema delle discoteche abusive non è solo di concorrenza sleale nei confronti dei gestori regolari, ma anche di sicurezza per gli avventori".
Come mai?
"Per avere l’agibilità per il trattenimento danzante il percorso amministrativo-burocratico è complesso e costoso. Sono norme però necessarie per garantire l’incolumità dei clienti e del personale. Occorre anche efficienza nella gestione dell’emergenza: solo chi ha personale formato e una struttura con i requisiti riesce a mettere in atto velocemente un piano di evacuazione. Ad esempio all’Hollywood nel 2019, dopo che qualcuno aveva spruzzato uno spray al peperoncino, l’evacuazione era avvenuta in due minuti. In altri luoghi questo tempismo non è detto che si verifichi, col rischio poi che si pianga a tragedia avvenuta".
Troppo pochi i controlli delle forze dell’ordine?
"Lo escludo. Noi segnaliamo i posti abusivi e le forze dell’ordine intervengono. Il problema è che se, soprattutto in occasione di Halloween, della Fashion Week e del Salone del Mobile, gli indirizzi dove si balla abusivamente si moltiplicano diventa impossibile controllarli tutti, tanto più in un orario – quello notturno – dove gli organici sono ridotti e si verificano in concomitanza anche altri problemi di ordine pubblico".
Annamaria Lazzari