È morto a Milano oggi, mercoledì 7 febbraio, Alfredo Castelli, uno dei più grandi sceneggiatori del fumetto italiano. Aveva 76 anni. Riproponiamo qui l’intervista che rilasciò al nostro Gian Marco Walch nell’aprile del 2022.
Milano – Con il tempo, e con il susseguirsi di tante, troppe brutte storie, quello che era un complimento è via via diventato un termine quanto meno rischioso da usare. Altrimenti verrebbe naturale chiamare Alfredo Castelli il “grande vecchio” del fumetto italiano. Ancor più in queste settimane. Una raffica di compleanni: i suoi 75 anni, i 40 di Martin Mystère, i 50 dell'Omino Bufo.
Alfredo, da chi parto?
“Ma da me! Non per vanagloria, solo perché io sono l'unico vivente. Gli altri sono personaggi di fantasia. Anche se poi magari mi sopravvivranno...”.
Sei il più prolifico fumettaro d'Italia. Hai persino creato la prima “fanzine”, Comics Club 104. A proposito: fumettaro o fumettista?
"Mah, né l'uno né l'altro. Preferirei cartoonist, anche se non è italiano. Il termine lo inventò il Punch, storico magazine inglese, per presentare una mostra di vignette satiriche. Voleva ricordare i “cartoni“ di Leonardo”.
Ma prolifico...
“Neppure: dieci, dodici personaggi. Bisogna tener presente che nel lontano dopoguerra i personaggi dei fumetti duravano poco, in compenso ne nascevano tanti. Poi ci fu la frattura del '77, quando la tv dilagò. Si salvarono gli “eroi“ che si erano costruiti uno zoccolo duro di fan”.
La tua prima creatura fu Scheletrino. Dimenticato. Invece Martin Mystère è eterno. Il tuo “detective dell'impossibile” è persino nato il tuo stesso giorno, il 26 giugno, anche se qualche anno prima di te. Così è costretto a invecchiare. Come Valentina.
“E come gli interpreti di Gasoline Alley del geniale Frank King. Loro hanno compiuto 104 anni”.
Torniamo al delizioso Omino Bufo. Storia o leggenda che lo inventasti per riempire un improvviso buco in una pagina del Corriere dei Ragazzi?
“Storia. Ed è storia che ieri gli è stata aperta una mostra a Roma. Non solo: la prima striscia ‘bufa’ è scomparsa. Sarà un’indagine di Martin Mystère”.
Un cross over...
“Una volta ogni quattro anni si può fare...”.
Tu hai lavorato con tutti. Da Manara a Sclavi. Anche con De Bortoli, poi direttore del Corriere della Sera.
“Sì, Ferruccio, il ‘piccolo scrivano’. Eravamo compagni di scrivania”.
Con Martin Mystère hai aperto la seconda vita della Sergio Bonelli Editore.
“Francamente è stato un caso, poteva accadere con un altro personaggio, chissà, un medico alle prese con il Covid. Comunque sì, è stato il passaggio indispensabile da Tex a Dylan Dog”.
Tantissimi successi, ma anche qualche rifiuto. Intrepido nel ‘67, Rai nel ‘69, persino le furbissime sorelle Giussani...
“Persino Il Giornalino e proprio Martin Mystère: temevano prima o poi qualche problema di natura, diciamo, “dogmatica“. Ma sai che cosa diceva Monicelli, quando riceveva un rifiuto: Bene, di offerte ne ho talmente tante...”.
Alfredo Castelli, tu sei instancabile. A che lavori, ora?
“Proprio ora stavo scrivendo una prefazione alla ristampa del mio Van Helsing. Fui io il primo a renderlo indipendente da Dracula. Anche lui un detective...”.