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Alessia Pifferi, partito il processo-bis: le psicologhe piangono in aula

Imputati con l’accusa di favoreggiamento cinque specialisti e l’avvocata della mamma condannata all’ergastolo in primo grado dopo la morte della figlia per fame e sete. Tutti giurano sulla correttezza del loro operato

Alessia Pifferi condannata all’ergastolo in primo grado per la morte della figlia Diana

Alessia Pifferi condannata all’ergastolo in primo grado per la morte della figlia Diana

Milano, 12 settembre 2025 – Le quattro psicologhe si sono difese con dichiarazioni spontanee, l’avvocata Alessia Pontenani ha scelto di essere giudicata con rito abbreviato, davanti al gup Roberto Crepaldi.

Ha preso il via così, la prima udienza del processo Pifferi bis, il procedimento che ha al centro l’ipotesi di falso e favoreggiamento in una contestata attività di “manipolazione” attraverso un test falsificato. Per l’accusa le psicologhe e la sua difesa avrebbero manipolato i test al fine di aiutare Pifferi ad ottenere la perizia psichiatrica in primo grado, un accertamento che dimostrasse un “vizio parziale di mente”, poi non riconosciuto dalla Corte. Alessia Pifferi è stata condannata all’ergastolo in primo grado per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di meno di un anno e mezzo, nel luglio 2022. Una storia straziante quella che ha vissuto la piccola Diana nei suoi pochi mesi di vita.

L’autopsia rivelò che aveva ingoiato pezzi di pannolino per cercare di resistere alla fame. La bimba rimase sola, nel suo monolocale di via Parea, con le finestre chiuse, per una intera settimana in cui fece un caldo torrido, senza mangiare, ma anche senza bere, mentre la mamma era con il suo nuovo compagno.

Per l’accusa la sua difesa fece appunto “carte false“, in accordo con le psicologhe del carcere, per dimostrare che Alessia aveva il quoziente intellettivo di una bambina di sette anni e quindi, lei stessa, avrebbe dovuto essere aiutata.

Pianti e giustificazioni

Hanno scelto la strada dell’abbreviato, oltre alla Pontenani, anche le tre psicologhe e lo psichiatra Marco Garbarini, mentre una quarta psicologa è rimasta in udienza preliminare con rito ordinario. Le psicologhe, molto provate dall’inchiesta che le ha coinvolte e dalle accuse, in udienza a tratti hanno anche pianto e hanno spiegato di aver “operato in modo conforme ai protocolli, di aver agito sempre in scienza e coscienza”, facendo quello che dovevano fare.

Hanno chiarito che la somministrazione di quel “test di Wais”, falsificato per l’accusa, che aveva rappresentato un quoziente intellettivo molto basso della donna condannata per aver lasciato morire la figlia, è arrivato all’esito “di un percorso di interventi di equipe e strutture del carcere, interventi richiesti dal personale e non abnormi, anche perché - hanno spiegato le psicologhe - in media i detenuti venivano visitati 100 volte in 6 mesi e Pifferi ricevette 90 visite”.

Si è difeso dalle contestazioni, confermando la correttezza del suo lavoro, anche lo psichiatra e consulente della difesa, Marco Garbarini.

L’avvocata Alessia Pontenani, legale di Pifferi e assistita dai difensori Corrado Limentani e Gianluigi Comunello, anche lei imputata a seguito dell’inchiesta del pm Francesco De Tommasi, renderà dichiarazioni nella prossima udienza il 22 settembre, quando inizieranno anche le discussioni, che termineranno il 9 ottobre, data in cui il gup potrebbe decidere o rinviare ad altra udienza.